Facebook Twitter Youtube Feed RSS

Sismi, terremoti precursori e gestione della sicurezza

15/02/2012 17:17

Il terremoto del 5 febbraio  quasi inavvertito nel Pinerolese

di Giovanna de Liso. Alle ore 17, 42 di domenica 5 febbraio 2012 un microsisma di magnitudo 2.1 Richter ha interessato il cuneese (con epicentro nelle Alpi Cozie, a latitudine 44.452 e longitudine 7.245), area prossima all’epicentro del sisma del 14 gennaio scorso, ancora di magnitudo 2.1. Il sisma, poco percepito nella zona prossima all’epicentro è stato quasi inavvertito nel Pinerolese, (qualche testimonianza da Cantalupa e da Torre Pellice, oltre che dal Cuneese), anche se chi abita sulle rocce ha avvertito qualche rumore di assestamento dei muri, boati, senza rilevare oscillazioni particolari. Chi è dotato di sismografi li ha entrambi rilevati. Ciò che è interessante di questa micro-sismicità è l’ennesimo comparire di precursori tellurici, quali anomalie magnetiche compatibili con magnitudo comprese tra il 2 Richter ed il 2.8-3, aumento di temperatura al suolo in zone di fuoriuscita di gas caldi (in genere sulfurei) e soprattutto l’aumentare significativo di emissioni del gas naturale radioattivo Radon 222, con un valore 2-3 volte quello medio giornaliero. In prossimità di zone del Monte Vandalino, ove escono prima di sismi gas più caldi e radon, la neve si è sciolta la mattina presto del 5 febbraio, pur con temperature così fredde. L’aumento locale significativamente molto alto di radon il giorno precedente i sismi del 24 gennaio, di magnitudo 4.2 nelle Prealpi Venete, del 25 gennaio, di magnitudo 4.9 in Pianura Padana, del 27 gennaio a Frignano di magnitudo 5.4, indica come anche questa zona del Pinerolese risenta, con modalità specifiche, dell’azione di punta della zolla Africana, che preme verso nord e si scontra con lo zoccolo duro oltre alpino dell’Europa. Ma i valori magnetici d’intensità e di declinazione rilevati localmente dal 22 al 28 gennaio, facevano pensare che la preparazione di un sisma avrebbe interessato come ipocentro non la zona locale del Pinerolese o del Cuneese, ma una più lontana, quindi ancor più indeterminata. Gli errori spaziali e temporali sulla previsione sismica sono, dunque, ancora molto alti, ma sarà possibile in un futuro poter meglio definire spazialmente e temporalmente i terremoti, pur con gli inevitabili margini d’indeterminazione, gli errori sulla previsione spazio-temporale aumentano, infatti, progressivamente con l’aumento della distanza della stazione d’osservazione dall’ipocentro del futuro sisma. Quindi, è fondamentale costruire una rete d’osservazione sul territorio, quasi a “circoscrivere” la zona del futuro sisma, non ci sono tali reti, se ci sono, non sono coordinate tra di loro, la ricerca sui precursori è affidata a volontari ed a pochi professionisti, per cui si è molto arretrati in tale conoscenza. Chi dà informazioni, con volantini od altoparlanti, come è già capitato, su ore precise e luoghi precisi, persino con anticipo di mesi, discredita la scienza, getta fango sui pochi studiosi dei precursori, al fine di puro sciacallaggio o di collusione con organizzazioni criminali: infatti, lo studio dei precursori tellurici comporterebbe un controllo ampio e radicale del territorio, come già detto, per essere efficace, questo disturba i molti interessi economici di chi specula sugli appalti per le ricostruzioni dopo le catastrofi, telluriche o idrogeologiche, di chi non rispetta la natura e non fa opera di prevenzione con la consultazione specifica di geologi, di chi non si preoccupa se i lavoratori nei seminterrati utilizzano luoghi esenti da radon, dei padroni di appartamenti non a norma, dei catastrofisti del tanto peggio-tanto meglio, di chi lucra sui tumori da radon…La sicurezza comporta prevenzione, ma anche gestione dei dati di previsione, anche se adesso su margini d’errori ancora troppo grandi, la sicurezza implica il potenziamento della ricerca, mentre, per ridurre il panico, è fondamentale abituare la gente a pensare che siamo in zona sismica, (impariamo dallo stoico controllo dei giapponesi), con più o meno rischio, oltre che in zona a rischio idrogeologico. Ci deve essere un cammino di consapevolezza per la popolazione sui rischi sismici ed idro-geologici, sui decaloghi di protezione. Basta con alcuni politici che gestiscono pessimamente la questione della sicurezza e persino con quegli “esperti” che, per non creare allarme ed avere “grane”, minimizzano i rischi (i terremoti aquilani sono esempi al negativo, mentre l’alluvione del 6 novembre 2011 in Piemonte non ha procurato morti per le sagge decisioni della Protezione Civile e dei sindaci del territorio)! Ci vuole responsabilità, competenza, senso dello Stato e maggiore maturità, per sostenere la ricerca scientifica seria, finalizzata al bene comune.

Giovanna de Liso

Commenti