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Pinerolo il Piano Regolatore lo decidono gli industriali.

11/04/2012 11:33

Il Sindaco non può sostituirsi agli imprenditori. I cittadini tagliati fuori

 

A Pinerolo il Piano Regolatore

lo decidono gli industriali...!

 

 

Il settore edile sta vivendo, anche a Pinerolo, un momento molto, molto difficile che rischia di protrarsi per alcuni anni. Il rallentamento, se non la vera stagnazione, è ormai una realtà che coinvolge sia la sfera del piccolo/medio intervento privato che quello delle imprese di costruzioni. La verificata rigidità degli istituti di credito nella erogazione dei mutui accentua il dato negativo. I fattori che determinano il momento difficile sono di diversa natura e per la maggior parte sovra locali. E’ altrettanto vero e doveroso in queste situazioni portare in dibattito proposte che potrebbero in parte riattivare un settore così composito ed importante nel panorama economico. Il consiglio comunale di Pinerolo ha, recentemente, respinto una mozione, presentata dai consiglieri Canal e Covato, relativa alla CP7 che chiedevano che l’area -da tutti nota come “Monte Oliveto”- ritornasse come area agricola.  A molti viene il sospetto che il piano regolatore si sia sviluppato –durante le ultime due amministrazioni Barbero e Covato- senza tener conto delle volontà dei cittadini. Anche l’attuale sindaco Buttiero (che era presente, come assessore ai lavori pubblici durante l’amministrazione Covato) ha dato il suo “contributo per l’attuale situazione. Ovvero: oltre 50mila mq di SLP, (superficie calpestabile in edilizia residenziale) come lo stesso sindaco Buttiero ha dichiarato nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Tra le aree oggetto del cambio di destinazione d’uso ricordiamo l’area dell’ex fabbrica Cosso in corso Torino, Beloit-fonderie, ex parcheggio PMT, ecc.

A tal proposito abbiamo chiesto un parere al geometra Mauro Martina, che insieme a Francesco Camusso sono iscritti al PDL di Pinerolo, e appartenenti al gruppo consiliare “Pinerolo per Camusso”.

La mozione per annullare la CP7 è stata respinta, la politica e i cittadini continuano a dividersi sull’urbanistica.

 “E’ esercizio troppo semplice tradurre l’urbanistica in mera speculazione e non valutare anche la molteplicità dei settori che coinvolge, la manifattura, la tecnologia, il settore artigianale, servizi, quindi occupazione e consumo. È comunque è necessario pensare ad nuovo Piano Regolatore, varato in considerazione e riflesso delle diverse condizioni ed aspettative ipotizzabili. La vicenda della CP7 deve indurci a pensare che un Piano Regolatore è un fatto di importanza fondamentale e nell’insieme strategico – economico di una Città. E’ proprio durante la fase progettuale dello strumento che bisogna concretamente seguirne l’iter evolutivo, proporre e dibattere, approvare o respingere. A delibera varata è quasi inutile, o per fini strumentali, dire di cambiare o annullare le aree identificate per gli interventi”.

Le ultime Amministrazioni hanno introdotto nuove aree non previste nell’impianto del piano regolatore, variando destinazione di siti produttivi in residenziali – commerciali.   Che senso ha che vengano introdotti all’interno di un piano regolatore vigente nuove aree di questo impatto senza il normale iter di pianificazione urbanistica?

“Questo è un aspetto molto più complesso e delicato, il principio di base delle varianti in questione non è l’urbanistica ma la crisi del lavoro. La crisi produttiva non può esser risolta solo variando la destinazione urbanistica dei siti industriali. Paradossalmente questo criterio potrebbe render più semplice il disimpegno degli industriali e comunque la delocalizzazione delle aziende della Città. Un Sindaco ha il mandato e il dovere di amministrare al meglio una città ma non di sostituirsi alle forze imprenditoriali. E’ un dovere morale mettere a disposizione tutti gli strumenti per intervenire nella ricerca di soluzioni per la salvaguardia del lavoro e della occupazione. Ciò non giustifica, però, che ad ogni alzata di mano di qualsivoglia imprenditore in difficoltà o meno vengano deliberati cambi di destinazioni d’uso urbanistici che comunque non garantiscono in automatico ed in assoluto il mantenimento o l’incremento della occupazione. Di queste situazioni la cittadinanza deve esser ben cosciente. Sono state inserite aree senza il sostegno di una vera e dibattuta e necessaria pianificazione urbanistica generale.  In realtà, questa situazione, ha creato disturbo al mercato immobiliare e in quelle aree già identificate ed approvate negli specifici piani convenzionati. Causa il difficile momento economico è addirittura rimandata l’esecuzione.”

Sembrerebbe che l’urbanistica a Pinerolo la fanno gli industriali? Aziende che varie ragioni chiedono il cambio di destinazione d’uso. Alcuni garantendo il posto di lavoro...

Bisogna ricercare, se possibile, la fattibilità normativa con l’ausilio dei Dirigenti dei settori comunale.  E’ necessario varare uno strumento coercitivo affinché venga assicurato che l’incremento di valore derivato dal cambio di destinazione urbanistico sia effettivamente investito dall’imprenditore per la continuità e lo sviluppo dell’azienda. Se non seguiamo questa linea tanto vale chiedere prima agli industriali cosa vogliono fare in futuro. Il comune non deve sostituirsi agli industriali. C’è da chiedersi ancora se le varianti urbanistiche approvate o approvande possono produrre realmente dei benefici o valore aggiunto alla Città?  Il depauperamento progressivo delle aziende parrebbe dimostrare il contrario. Durante la giunta Barbero (2001-2006) sull’onda della delibera del centro commerciale IPERCOOP proponemmo, come Forza Italia, una mozione (poi approvata dalle forze politiche del Consiglio) che impegnava a utilizzare gli oneri di urbanizzazione derivanti per realizzare parte di parcheggi sotterranei, cosa poi disattesa, sprecando quindi un’altra occasione di inizio di interventi sempre più necessari. Pare ormai drammatica la necessità di parcamento nel centro cittadino, soprattutto nelle giornate del mercoledì e sabato. Si dovrebbe varare una delibera quadro che impegni parte degli oneri disponibili e di altri derivanti dalla valorizzazione di nuove aree, unendoli in collaborazione o in completamento di interventi privati”.

Il settore edilizio, gli artigiani, sono in grave crisi. Quali le idee che potrebbero rilanciare, aiutare, questo importante settore economico?

“Nell’immediato bisogna intervenire in tempi celeri per modificare e snellire alcune norme tecniche di attuazione e strumenti correlati. Limitare la burocrazia (non il controllo) è fattore di sviluppo. E’ importante incoraggiare gli interventi di portata medio / piccola incentivando il recupero del patrimonio esistente, aspetto questo sbandierato da molti ma nel concreto in parte ostacolato da norme che non permettono o limitano di operare con le necessarie definizioni di intervento, o da ideologie vetuste.  Non si può pensare di sostenere solo i settori professionali e imprenditoriali attrezzati per i grandi interventi. Pensiamo al Piano Particolareggiato del Centro Storico, a oltre trent’anni dalla sua delibera di impianto. All’interno di questo piano insistono ancora vincoli che impongono tempi lunghi di gestazione per gli interventi di ristrutturazione B. In questo modo si scoraggiano, in molti casi, gli operatori e i proprietari, a effettuare interventi edilizi, limitando, di fatto, l’applicazione di importanti normative nel contempo entrate in vigore. Tra queste quelle strutturali, di sicurezza generale, sul contenimento energetico e sulle emissioni degli edifici, nell’ applicazione delle nuove tecnologie. Interventi che riqualificherebbero i fabbricati vecchi (non antichi…) offrendo un impulso al lavoro. Inoltre si creano introiti alle casse comunali derivati dagli oneri concessori”.

Nella foto Mauro Martina

Dario Mongiello

direttore@vocepinerolese

 

 

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