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La situazione Anpas in Emilia ad un mese dal sisma

18/06/2012 14:11

 Sono due i campi di protezione civile interamente gestiti da Anpas nazionale: il campo di piazzale Andrea Costa a Mirandola che ospita 380 persone, in prevalenza stranieri, e quello di Novi di Modena con 600 sfollati. Anpas è presente inoltre nel campo di assistenza alla popolazione allestito dalla Protezione civile della Regione Piemonte a San Giacomo di Mirandola (Modena).

 L’operatività dei volontari Anpas nei campi dell’Emilia è di una settimana, dopodiché avviene la rotazione. Diverse sono le attività da seguire per dare assistenza alla popolazione ospitata. C’è chi provvede alla segreteria del campo, dove si registrano gli ingressi e le uscite, dove vengono segnalate le necessità e da dove partono le comunicazioni interne; chi invece è stato assegnato alla postazione medica deve far fronte ai bisogni di tipo sanitario oppure alla cucina ed ha la responsabilità di reperire le provviste e servire il pranzo ai tavoli. Inoltre pensano alla sicurezza, presidiano il passo carraio, controllano il funzionamento degli impianti elettrici, puliscono i bagni.

Non ultimo i volontari in missione si occupano – insieme a insegnanti ed educatori professionisti - dei bambini delle strutture protette per l’infanzia inviate nei campi di Novi di Modena e San Giacomo di Mirandola: inventano giochi, aiutano i bimbi a fare i compiti, disegnano, danno la merenda.

 Al termine della settimana i volontari tornano a casa e alle loro attività professionali. Per Marco Lumello, responsabile delle Sale operative regionale e nazionale di Protezione civile Anpas «esiste l’impegno dei volontari, ma anche la disponibilità del datore di lavoro nel dare la possibilità agli stessi di potersi muovere per portare solidarietà e assistenza nelle zone colpite dal sisma. Uno dei compiti di una sala operativa, oltre chiaramente a quelli di ricerca risorse e di coordinamento, è anche tenere i rapporti con le aziende alle quali viene inviata la modulistica e vengono spiegate le procedure chiedere l’applicazione dei benefici di legge per ottenere i rimborsi. Il lavoro del volontario di sala operativa – conclude Marco Lumello – è meno visibile di quello svolto da chi è inviato nei campi, ma è altrettanto fondamentale per far funzionare al meglio la macchina dell’intervento di protezione civile».

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