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Zooantropologia didattica al liceo "Porporato" Pinerolo

09/05/2013 11:11

Carolina e Biscotto sono due esemplari di lagotto romagnolo, Chanel è un barboncino e Camilla un golden retriever: questi quattro cani hanno messo piede o, per meglio dire, zampa al liceo Porporato. Accompagnati da Rossella Bovo, medico veterinario comportamentalista, e Alberto Badellino, educatore cinofilo, i cani sono al centro del progetto di zooantropologia didattica, rivolto alle classi quarte dell’indirizzo sociopsicopedagogico.

Abbiamo intervistato la Dott.sa Bovo per saperne di più.

Zooantropologia didattica. In cosa consiste?
Il progetto prevede una parte teorica, in cui spieghiamo le dinamiche comportamentali dei cani, e una pratica. Noi abbiamo lavorato con tre classi del sociopsicopedagogico, e ciascuna di esse è stata suddivisa in tre o quattro gruppi che si sono dedicati ad un progetto di interazione tra bambini e cani. Il progetto prevede infatti un’applicazione pratica: un tirocinio che si terrà tra aprile e maggio con una classe della Scuola Elementare Nino Costa.
L’area di progetto prevede alcuni obiettivi disciplinari che il lavoro dei ragazzi delle superiori dovrebbe cogliere, vale a dire insegnare ai bambini le conoscenze basilari dell’interazione tra essere umano e cane e il modo corretto di approcciarsi all’animale.
È il primo anno che si tiene questo corso al Porporato?
Sì, anche se per due anni Badellino ed io abbiamo svolto un’attività affine, nelle classe seconde e terze del sociopsicopedagogico, incentrata sulla comunicazione e sulla comprensione delle emozioni del cane. Dato l’entusiasmo che l’iniziativa aveva suscitato tra gli studenti e gli insegnanti, abbiamo pensato di ampliarci e di individuare un’area di progetto da proporre alle classi quarte; questo in collaborazione con le docenti Lucia Sibona, Marta Frairia e Marina Marengo. Così è sorta l’idea della zooantropologia didattica.
Cosa può insegnare ai bambini il rapporto col cane?
Molte cose, sia per la loro infanzia sia per la loro crescita. Innanzitutto il rapporto col cane aiuta i bambini – che a sette e otto anni tendono ad essere egocentrati – a decentrarsi: a comprendere, cioè, che il cane è un essere vivente con una serie precisa di esigenze e bisogni che l’adulto, e anche il bambino, può soddisfare. In questo modo si favorisce un’assunzione di responsabilità nei bambini che si prendono cura dei cani, aiutandoli nel percorso di crescita: ricordarsi quando è l’ora della pappa, il momento del gioco, della passeggiata, e così via.
Ho chiaramente visto che così si instaura una dinamica di empatia tra il cane e i bambini, importantissima anche nel migliorare la diligenza e la partecipazione dei bimbi alla vita scolastica e alle dinamiche del lavoro di gruppo.
E poi si tratta di un’attività di prevenzione: è opportuno che i bambini sappiano che i cani non devono essere trattati come giocattoli, sperando di evitare, da adulti, comportamenti scorretti sugli animali.
Ha notato difficoltà degli studenti delle superiori nell’approccio ai cani?
No, nessuna. Anzi, se inizialmente gli studenti erano un po’ intimiditi dall’approccio ai bambini (e non ai cani) gli stessi animali sono più volte venuti in soccorso, sbloccando la situazione e ridando energia al gruppo intero.

Nadia Fenoglio

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