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“Conversazione” del vescovo Pier Giorgio con i catechisti

17/05/2013 15:15

Stringata la citazione biblica, il brano di Filippo e l’Etiope viene condensato in quel fortissimo aoristo greco, “Annunciò a lui Gesù” (At 8,35). E’ la buona notizia l’urgenza impellente per un catechista discepolo, testimone, missionario e compagno di strada, come recita il sottotitolo. La strada campeggia in seconda di copertina secondo lo stile grafico a cui ci ha abituato Silvia Aimar. Un gioco di lettere ci fa soffermare sulle domande da cui parte la “conversazione” del vescovo Pier Giorgio con i catechisti (7 febbraio 2013). “Chi è il catechista?”.Sempre la strada è un’immagine ricorrente, «i percorsi che dobbiamo seguire oggi per un annuncio credibile del Vangelo». Anche nel brano citato degli Atti ci sono quattro riferimenti alla strada o al camminare. «La strada è luogo di passaggio, di incontro e di compagnia». Lungo la strada appare un Etiope, funzionario della regina Candace. «Era andato a Gerusalemme per adorare e il viaggio era certamente durato alcuni mesi». «Filippo sale sul carro, si siede accanto al funzionario e dialoga con pazienza e disponibilità». «Sedersi accanto significa voler entrare negli interessi di chi ci passa vicino e intessere rapporti coinvolgenti».La metafora del cammino è ben presente anche nella Nota Cep, “Una chiesa madre. Iniziazione cristiana dei bambini”, di quindici giorni precedente al testo del vescovo. «Come accompagnatori i catechisti sono chiamati a incontrare le famiglia, a condividere il cammino con i genitori». A loro si chiede «capacità di accoglienza, di dialogo, di attenzione alle difficoltà e agli interrogativi dei genitori». Il vescovo insiste sulla preparazione biblica, sul rileggere il documento “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” e sulla comunità che diventa soggetto educante, occorre coinvolgere «in particolare quelli che animano la liturgia e svolgono servizi sul versante della solidarietà». Dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana c’è il tempo della “mistagogia” «per familiarizzarsi sempre di più con la vita cristiana e i suoi impegni di testimonianza». Questo tempo va «studiato e preparato con tempestività in sinergia tra l’ufficio catechistico e gli uffici famiglia e pastorale giovanile».Appassionata la perorazione sull’importanza di accostare la Bibbia in modo orante, «La Scrittura è il “Libro“; non un sussidio fosse pure il primo». Infine, essere «pienamente inserito nella comunità cristiana e nel contesto culturale e vitale del mondo d‘oggi» (citazione dal documento “La formazione dei catechisti nella comunità cristiana), richiede “attenzione ai segni dei tempi”: «Per la Chiesa è un atto di amore e di fedeltà essere vigilante a ciò che lo Spirito le suggerisce; come pure essere attenta agli scenari del mondo contemporaneo e a quanto avviene nella nostra società, in particolare nel nostro territorio».

nella foto il vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi

Piergiacomo Oderda

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