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Pastorale familiare a Nocera Umbra

17/05/2013 14:56

I due incontri di Nocera Umbra (2012 e 2013) di scambio e confronto a livello di responsabili diocesani degli uffici di pastorale familiare sono stati utili per condividere esperienze, progetti in particolare nel lavoro di gruppo che è proseguito via mail durante l’anno e che si è concluso il 28 aprile con indicazioni progettuali pensate per una situazione concreta di comunità parrocchiale. Il tema era centrato sulla collaborazione tra presbiteri e sposi ed è stato declinato da tre esperti provenienti da Francia, Spagna e Svizzera.

Blanca Castilla ha enunciato alcuni principi di teologia del corpo di Giovanni Paolo II: «l’immagine di Dio è presente non solo nell’anima ma nel corpo, nella persona non solo considerata individualmente ma anche nella differenza che esiste tra l’uomo e la donna». In Gen 1,26, “facciamo l’uomo a nostra immagine”, si scopre che l’intimità di Dio «non è un essere solitario ma una comunione di persone la cui pluralità non altera l’uguaglianza o l’unità. L’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio è immagine di Dio nella Trinità». Una migliore traduzione per “un aiuto che gli sia simile” è «qualcuno che gli stia di fronte, faccia a faccia con le mani che si sovrappongono. Quando si uniscono non perdono la personalità di ciascuno».

Yves Semen è partito da un assunto antropologico: «L’uomo non trova compimento di se stesso se non nel dono sponsale, un dono “sincero”» e qui il docente di teologia del corpo a Friburgo si è lanciato nell’etimologia, «i commercianti di miele onesti vendevano miele non mescolato alla cera d’api» (“sine cera”). «Il dono sincero di sé è un dono puro, senza mescolanze, dissimulazioni, imbrogli, calcoli, è disinteressato, senza riserve». Dal punto di vista teologico, «Dio non sa amare altrimenti che donando se stesso, l’uomo è chiamato ad amare donandosi», al coniuge si promette di «tentare di amarlo come Dio stesso ama». Il matrimonio corrisponde alla vocazione dei cristiani solo se riflette l’amore di Cristo sposo per la Chiesa sposa, le nozze con la Chiesa vengono consumate sulla Croce (dalle ultime parole riportate dal Vangelo di Giovanni secondo la Vulgata, “consummatum est”). «Il prete attraverso il celibato condivide la vocazione per l’annuncio profetico del Regno, è immagine viva di Gesù Cristo sposo della Chiesa». Decanta al termine della sua relazione il ruolo della donna, «è la donna educatrice del suo sposo all’amore, è lei che veglia su di lui e lo forma alla paternità». Nella Vergine queste caratteristiche assumono una forma sublime.

Emmanuel Goulard, biblista a Tolosa, ha illustrato il ruolo della Parola di Dio come guida di sposi e presbiteri. Gesù svolge la sua missione secondo la logica divina, si pensi all’umile entrata in Gerusalemme. «Anche noi dobbiamo vivere nella Parola del Signore», dietro Mt 18,19 “se due sulla terra si mettono d’accordo per chiedere qualcosa”, vede «gli sposi che si prendono il tempo del dialogo per formare una sola carne, una sola preghiera». I sacerdoti ricordano agli sposi che solo il Signore colma l’amore umano, fa superare i momenti di debolezza.

Mons. Arrigo Miglio ha presentato gli intenti della prossima Settimana sociale che si svolgerà a Torino. Ha ricordato l’ideatore delle settimane sociali, il beato Toniolo e che si tratta della quarta volta (1910, 1924, 1954 le precedenti edizioni) in cui si pone  a tema la famiglia. Tra i punti della lettera d’invito dell’8 febbraio (ma il 30 aprile è già stato pubblicato il documento preparatorio) «ascoltare la speranza che viene dal vissuto di tante famiglie, riconoscere la famiglia come luogo insostituibile di rigenerazione della persona e della società, riconoscere e tutelare in primo luogo i diritti dei figli».

Si è dato spazio ad alcune esperienze, i coniugi Mattei della diocesi di Fidenza hanno raccontato il progetto “Il corpo racconta”, due incontri di tre ore mamma/figlia e le stesse figlie hanno apprezzato questo spazio dedicato al parlare di argomenti intimi con la mamma. Don Cristiano Marcucci della diocesi di Pescara/Penne ci ha stupito raccontandoci della partecipazione di duecento separati ai ritiri spirituali organizzati una volta al mese. P. Adriano Sella della pastorale dei nuovi stili di vita ha esortato alla domenica delle tre “R”, le relazioni, il riposo, il risorto.

Don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio di pastorale familiare nazionale e i coniugi Cioncolini hanno ripreso nelle conclusioni alcune riflessioni emerse nelle “lectio” del mattino. «Essere figli è sentirsi debitori di un dono inestinguibile» (Meiottini dell’abbazia di Noci), «l’amore è un fiore di rara bellezza che ha bisogno di cure e attenzione» (Antonio e Piera Adorno, Oasi di Cana, Palermo), «l’educare non sopporta assenze e lontananze» (Mons. Menichelli, vescovo di Ancona). Nella foto Mons. 

I due incontri di Nocera Umbra (2012 e 2013) di scambio e confronto a livello di responsabili diocesani degli uffici di pastorale familiare sono stati utili per condividere esperienze, progetti in particolare nel lavoro di gruppo che è proseguito via mail durante l’anno e che si è concluso il 28 aprile con indicazioni progettuali pensate per una situazione concreta di comunità parrocchiale. Il tema era centrato sulla collaborazione tra presbiteri e sposi ed è stato declinato da tre esperti provenienti da Francia, Spagna e Svizzera.

Blanca Castilla ha enunciato alcuni principi di teologia del corpo di Giovanni Paolo II: «l’immagine di Dio è presente non solo nell’anima ma nel corpo, nella persona non solo considerata individualmente ma anche nella differenza che esiste tra l’uomo e la donna». In Gen 1,26, “facciamo l’uomo a nostra immagine”, si scopre che l’intimità di Dio «non è un essere solitario ma una comunione di persone la cui pluralità non altera l’uguaglianza o l’unità. L’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio è immagine di Dio nella Trinità». Una migliore traduzione per “un aiuto che gli sia simile” è «qualcuno che gli stia di fronte, faccia a faccia con le mani che si sovrappongono. Quando si uniscono non perdono la personalità di ciascuno».

Yves Semen è partito da un assunto antropologico: «L’uomo non trova compimento di se stesso se non nel dono sponsale, un dono “sincero”» e qui il docente di teologia del corpo a Friburgo si è lanciato nell’etimologia, «i commercianti di miele onesti vendevano miele non mescolato alla cera d’api» (“sine cera”). «Il dono sincero di sé è un dono puro, senza mescolanze, dissimulazioni, imbrogli, calcoli, è disinteressato, senza riserve». Dal punto di vista teologico, «Dio non sa amare altrimenti che donando se stesso, l’uomo è chiamato ad amare donandosi», al coniuge si promette di «tentare di amarlo come Dio stesso ama». Il matrimonio corrisponde alla vocazione dei cristiani solo se riflette l’amore di Cristo sposo per la Chiesa sposa, le nozze con la Chiesa vengono consumate sulla Croce (dalle ultime parole riportate dal Vangelo di Giovanni secondo la Vulgata, “consummatum est”). «Il prete attraverso il celibato condivide la vocazione per l’annuncio profetico del Regno, è immagine viva di Gesù Cristo sposo della Chiesa». Decanta al termine della sua relazione il ruolo della donna, «è la donna educatrice del suo sposo all’amore, è lei che veglia su di lui e lo forma alla paternità». Nella Vergine queste caratteristiche assumono una forma sublime.

Emmanuel Goulard, biblista a Tolosa, ha illustrato il ruolo della Parola di Dio come guida di sposi e presbiteri. Gesù svolge la sua missione secondo la logica divina, si pensi all’umile entrata in Gerusalemme. «Anche noi dobbiamo vivere nella Parola del Signore», dietro Mt 18,19 “se due sulla terra si mettono d’accordo per chiedere qualcosa”, vede «gli sposi che si prendono il tempo del dialogo per formare una sola carne, una sola preghiera». I sacerdoti ricordano agli sposi che solo il Signore colma l’amore umano, fa superare i momenti di debolezza.

Mons. Arrigo Miglio ha presentato gli intenti della prossima Settimana sociale che si svolgerà a Torino. Ha ricordato l’ideatore delle settimane sociali, il beato Toniolo e che si tratta della quarta volta (1910, 1924, 1954 le precedenti edizioni) in cui si pone  a tema la famiglia. Tra i punti della lettera d’invito dell’8 febbraio (ma il 30 aprile è già stato pubblicato il documento preparatorio) «ascoltare la speranza che viene dal vissuto di tante famiglie, riconoscere la famiglia come luogo insostituibile di rigenerazione della persona e della società, riconoscere e tutelare in primo luogo i diritti dei figli».

Si è dato spazio ad alcune esperienze, i coniugi Mattei della diocesi di Fidenza hanno raccontato il progetto “Il corpo racconta”, due incontri di tre ore mamma/figlia e le stesse figlie hanno apprezzato questo spazio dedicato al parlare di argomenti intimi con la mamma. Don Cristiano Marcucci della diocesi di Pescara/Penne ci ha stupito raccontandoci della partecipazione di duecento separati ai ritiri spirituali organizzati una volta al mese. P. Adriano Sella della pastorale dei nuovi stili di vita ha esortato alla domenica delle tre “R”, le relazioni, il riposo, il risorto.

Don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio di pastorale familiare nazionale e i coniugi Cioncolini hanno ripreso nelle conclusioni alcune riflessioni emerse nelle “lectio” del mattino. «Essere figli è sentirsi debitori di un dono inestinguibile» (Meiottini dell’abbazia di Noci), «l’amore è un fiore di rara bellezza che ha bisogno di cure e attenzione» (Antonio e Piera Adorno, Oasi di Cana, Palermo), «l’educare non sopporta assenze e lontananze» (Mons. Menichelli, vescovo di Ancona).

Nella foto Mons Arrigo Miglio

Piergiacomo Oderda

Piergiacomo Oderda

 

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