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Dio e l'angoscia. Vincere la paura con la fede. Riflessioni di Simone Venturini

25/06/2016 10:22

 Simone Venturini  14/06/2016 Riflessioni, Spiritualità

Care amiche e amici,

 vi siete mai chiesti perché Dio, quando si manifesta, dice spesso: "Non avere paura?" Lo disse ad Abramo, lo disse a Mosè, lo disse a Geremia, lo disse a Giuseppe, lo disse a Maria. Lo dice anche a te, perché la paura è il più grande ostacolo tra noi e Dio, tra noi e il prossimo. Soprattutto quando la paura è sorda, muta, senza oggetto, quando cioè si chiama angoscia.

 Conoscere meglio la Bibbia, il suo vero messaggio significa vincere anche le nostre paure, legate anche alla falsa immagine che abbiamo di Dio. Pensiamo Dio come un essere che punisce, che esige da noi un certo comportamento in cambio del suo amore; un 'Dio' che ci chiede di non pensare, di non decidere autonomamente, nemico e diffidente verso qualsiasi slancio interiore. Ma è questo il vero Dio? No, assolutamente no.

Questo è il dio dell'angoscia, al quale spesso ci prostriamo e sacrifichiamo la vita. Il Dio rivelatoci da Gesù è nostro alleato, il miglior collaboratore della nostra felicità. Egli vuole che siamo in sintonia con noi stessi e che siamo liberi come colombe, ma anche astuti come serpenti.

 L'angoscia e il 'Dio' che la "sponsorizza" è invece un muro alto e impervio che innalziamo tra noi e gli altri, percepiti come antagonisti da evitare e non di rado perfino da annientare. Restiamo così soli e passivi, a guardare dalla finestra la vita degli altri.

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E’ sempre più facile descrivere il male che il bene – è più circoscritto, più preciso, perché il dolore che si avverte assorbe tutte le altre percezioni. Ma il male non ci farebbe soffrire come ci fa soffrire se non avessimo il ricordo e la conoscenza di ciò che la nostra vita è chiamata ad essere davvero. Tutta la preoccupazione che il male ci dà si nutre della nostalgia del bene; ma c’è bisogno di una certa calma per poter parlare in modo credibile della gioia e della felicità della vita al di là del dolore.

Nella sua varietà e ricchezza la verità dell’esistenza umana è in un certo senso più quotidiana, meno drammatica, più semplice dello scompiglio e delle molteplici complicazioni create dalla disperazione e dall’infelicità … in Gen 3,3 nei confronti dei sospetti e delle contestazioni del ‘serpente’, la donna cerca di ricordarsi in modo più preciso gli ordini di Dio. Ella cita parola per parola ciò che Dio ha veramente detto all’essere umano, ma ripete il comandamento di Dio solo con la sensazione crescente di angoscia (https://it.wikipedia.org/wiki/Angoscia ). Quelle parole che, in origine, pronunciate da Dio [cfr. Gen 2] miravano alla liberazione e alla protezione dell’uomo, diventano, sotto l’influenza dell’angoscia, ordini alienanti di un despota: l’origine della vita si trasforma adesso nell’origine minacciosa della morte, i consigli divini si trasformano in argine pretese morali. E ora si vede bene che una persona con tutta la sua migliore volontà non può vivere se le sorgenti della sua vita vengono inquinate dal veleno mortale dell’angoscia.

 

Una ‘religione’ il cui rapporto con Dio sia improntato soltanto dall’angoscia, sfocia necessariamente nell’idea che Dio e l’uomo si fronteggiano come rivali assoluti: ‘Dio’, perché è sospettato di umiliare e di abbassare l’essere umano, e l’uomo perché, in nome della propria dignità, deve mettere in disparte un simile ‘Dio’, cercando di ergersi lui stesso ad essere assoluto. E’ l’angoscia che trasforma in ‘comandamenti’ le parole di Dio; è l’angoscia che spinge l’uomo nella contraddizione; è l’angoscia che, alla fine, gli fa fare per amor proprio esattamente ciò che all’inizio non voleva fare per amore di dio. Quando Dio scompare nella vertigine dell’angoscia, l’uomo cercherà con tutte le sue forze di modificare la contingenza e la superfluità proprie della sua esistenza in modo tale da crearsi una certa necessità e giustificazione dell’esistenza, ed è nella contraddizione dopo la perdita completa di Dio che egli deve necessariamente voler ‘esser come Dio’, per poter durare come uomo – tratto da Eugen Drewermann (https://it.wikipedia.org/wiki/Eugen_Drewermann ), Il Vangelo di Marco. Immagini di redenzione, 2002, pgg. 5-8 (Continua)

 Simone Venturini (nella foto)

Writer and Researcher at Vatican Secret Archives, Professor of Bible at Pontifical University of the Holy Cross od Rome

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