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"Lite" per una strada tra comune e il prof. Bocchino. Assurdo. Negato un dirittto? Pinerolo

21/10/2016 7:17

Il caso a Pinerolo. Strada Santa Caterina: 13 anni di “lotte”. La storia vera della “lite” in corso tra

ufficio urbanistica e il prof. Bocchino. La “parola” ai documenti con fatti e riscontri.

 

 

Prima parte

di Dario Mongiello

direttore@vocepinerolese.it  

 

Sulla nota vicenda della strada Santa Caterina, sulla collina di Pinerolo, oggetto di un contenzioso giudiziario tra il prof. Umberto Bocchino e il comune di Pinerolo, abbiamo deciso di fare una nostra piccola inchiesta. Il nostro obiettivo è quello di offrire al lettore una chiave di lettura per poter meglio comprendere una vicenda che dopo 13 anni non è ancora completamente conclusa. Nel fare questa inchiesta ci siamo basati sempre e solo su documenti, come ben specificato più avanti. Per quale ragione non abbiamo parlato con i dirigenti e politici chiamati in causa da Bocchino? Semplicemente per un motivo: non pubblichiamo dichiarazioni del prof. Bocchino e ci basiamo, come detto, solo sui documenti. Il nostro è sicuramente un servizio fuori dalle righe ma questo rientra nel nostro stile: raccontiamo i fatti così come sono e lasciamo al lettore un eventuale giudizio e opinione.

Per la cronaca, il sei ottobre 2016, il giudice del tribunale di Torino Giacomo Marson, su richiesta (Aprile 2016) della PM Gabetta, ha definitivamente archiviato la causa intentata dal prof. Universitario Umberto Bocchino contro il comune di Pinerolo. Il reato ipotizzato era abuso d’ufficio. La denuncia di Bocchino era indirizzata contro l’ex sindaco Eugenio Buttiero, il dirigente urbanistica Pietro De Vittorio, l’ex assessore Franco Magnano, e Avataneo capo sezione sportello unico dell’edilizia, tutti difesi dall’avvocato Alfredo Merlo. Altro esposto, lo scorso anno, era stato fatto da Bocchino contro Ermenegilda Aloi, comandante della polizia municipale di Pinerolo, i dirigenti De Vittorio e Morrone e altri;  in totale sei indagati. Reato ipotizzato: falso in atto pubblico, omissione atti d’ufficio, abuso d’ufficio e pericolo di alluvione colposa ma i giudici, nel mese di ottobre del 2015, decisero di archiviare la pratica. Adesso si aspetta ancora una pronuncia da parte del TAR contro il diniego del permesso di costruire  una piccola casa sulla proprietà di Bocchino confinante con strada Santa Caterina e via Davico (un permesso già esistente dal 2006 e poi negato perché nel successivo progetto il fabbricato era stato “ruotato” a favore del sole per la costruzione in bio-edilizia) e contro l’ordinanza di chiusura al transito di strada santa Caterina dove c’è l’accesso (peraltro storico a vedere il manufatto dei due pilastri che lo delimitano) all’azienda agricola “Santa Caterina” dei  figli di Bocchino. È anche vero che sulla strada Santa Caterina c’è di mezzo una questione “economica”. Il comune di Pinerolo non vuole spendere più di 300mila euro, solo secondo le stime di parte, per la sistemazione della strada (leggi più avanti!) mentre Bocchino sembra aver proposto soluzioni meno “onerose”. Ricordiamo che l’azienda agricola “Santa Caterina” insiste su un terreno di oltre 43mila metri quadri e ha ben 400 piante di olivo - con impianto di irrigazione-  in grado di poter produrre, a pieno regime, si stima tra i 50 ed i 60 quintali di olio di eccellente qualità. E che dire dell’aspetto ambientale sulla collina?

 

 

I fatti e documenti

Tornando al contendere tra le parti ricordiamo che tutto ha origine in riferimento alla parte terminale di Strada Santa Caterina, sulla collina di Pinerolo, e ad altri fatti connessi al permesso di costruire volturato al professore ed a sua Moglie nel 2006. Una questione che ha del surreale con una strada esistente e storica, ma che l’ufficio urbanistica di Pinerolo vieta a Bocchino, e all’azienda agricola dei figli, di poterne usufruire per l’accesso al fondo.

È necessaria una premessa alle considerazioni che seguiranno: “Voce Pinerolese”, e chi scrive, ha avuto modo di avere a disposizione tutti gli incartamenti della vicenda che riguarda Umberto Bocchino e la sua famiglia. Ne scriviamo solo ora, dopo il riscontro puntuale del medesimo stante la copiosità conseguente ad una storia che dura ormai da 13 anni, e che ad oggi non ha ancora la parola fine. Oltre allo studio dei documenti ci siamo recati sul luogo, oggetto del contendere giudiziario, così da comprendere bene la realtà ed il contesto in cui si colloca tutta la storia.

Per questo noi di Voce Pinerolese, vogliamo cercare di chiarire il tutto.

C’è un amaro aspetto a riguardo, ovvero che i vari accadimenti sono stati fatti ricadere anche sui componenti della famiglia Bocchino, che nulla hanno a che vedere con il passato del professore nel Comune di Pinerolo. Già, il prof. Bocchino, che ha dato dei “dispiaceri” all’amministrazione comunale: ma di questo ne parleremo più avanti.

Adesso parliamo di verità dei fatti, come si evidenzia dai documenti, indipendentemente dagli attuali esiti giudiziari.

Il caso di strada Santa Caterina aveva in essere problematiche risolvibili - secondo alcuni tecnici estranei al territorio- soprattutto se confrontate con la rapidità con cui il comune (o, per meglio dire, i suoi funzionari) ha invece affrontato e risolto le pratiche immobiliari di alcuni vertici apicali dell’ente pinerolese, come per esempio la vicenda del terreno vincolato e vicino alla scuola Lauro di Abbadia Alpina e svincolato successivamente a favore di un membro della famiglia di Buttiero; allo stesso modo sono inspiegabili alcune delle pretese del Comune verso Bocchino ed i suoi familiari, considerando invece come il medesimo ente ed i suoi funzionari, non si sono “accorti” a tempo debito della non esecuzione di opere a scomputo, abbiano transato rapidamente e per poco abusi edilizi (vedasi quella relativa all’assessore Pivaro e sempre in collina a Pinerolo) o non abbiano dato seguito ad ordinanze a chi fa parte, o ha fatto parte, della politica pinerolese, come nel caso proprio su Strada Santa Caterina dell’ordinanza di “sistemare” una recinzione pericolante su di essa.

Noi il lavoro certosino di leggere tutti i documenti, la corrispondenza, di indagare i fatti relativi alle persone lo abbiamo fatto, ed ecco il motivo di quanto ne seguirà, con l’unico scopo di rendere informati i lettori (in senso positivo o negativo) sui vari soggetti coinvolti in questa incresciosa vicenda.

 

Le origini della vicenda: la storia

 

La storia parte da lontano, ovvero dal 2003, e si sviluppa attorno ad una richiesta di permesso di costruire, andando poi a generare di fatto tre problematiche: una (che è di fatto la genesi di tutta la querelle) relativa il permesso di costruire in sé; l’altra connessa alla prima riguardante Strada Santa Caterina (insieme a Strada Santa Lucia e Strada San Marco), una delle tre strade storiche della collina pinerolese; e l’ultima riguardo l’Azienda Agricola Santa Caterina di proprietà dei figli del professore e condotta, con la collaborazione di una cooperativa, dagli stessi.

I Coniugi Bocchino sottoscrivono il 23 ottobre 2003 un preliminare di acquisto di una parte di terreno sottostante a via Davico (per intenderci il tratto di strada che guarda su Pinerolo contraddistinto dai grandi pini marittimi). La parte venditrice erano i Coniugi Piccinelli che avevano proposto una domanda al Comune di Pinerolo per la costruzione di una villetta di circa 100 metri quadri in superficie, istanza seguita dall’architetto Bruno Arione.

La domanda, che non prevedeva ancora un progetto vero e proprio, verteva sull’abbattimento di una cubatura esistente e sul trasferimento della stessa su altro luogo, appunto i circa 2.500 metri di superficie del terreno sopra indicato, sempre di proprietà dei coniugi Piccinelli. In pratica l’architetto Arione propose la richiesta di un permesso di costruire su un’area in cui il piano particolareggiato della collina prevedeva l’edificabilità, non pretendendo nuova cubatura, ma spostandola tramite abbattimento di una cubatura già esistente e la ricostruzione, dal luogo in cui era in altro della collina, sempre di proprietà dei Piccinelli. I coniugi Bocchino preliminarmente acquistavano dunque un terreno con edificabilità, ivi ricollocata. Il preliminare aveva una durata di un anno, considerando le previsioni di rilascio del permesso di costruire, trattandosi di cubatura già esistente. Per i lettori occorre precisare che questo tipo di operazioni immobiliari sono state numerose in collina. Così come sarebbe molto interessante, ma sarà occasione di altro intervento, esporre ai lettori di come un terreno diventi edificabile rispetto ad un altro, e come, alcune volte, a Pinerolo, questo beneficio abbia riguardato, direttamente o indirettamente  (tutto legale per carità)  anche soggetti che avevano ricoperto o che ricoprivano ruoli nel Comune di Pinerolo perché sedevano nei banchi del Consiglio comunale, oppure in Giunta, oppure erano vertici della politica pinerolese. Ma non divaghiamo. Ci ritorneremo prossimamente.

 

Si diceva, dunque, che il 23 ottobre 2003 Bocchino avevano acquistato l’appezzamento indicato. I coniugi Bocchino non potevano ancora sapere nulla di quel progetto e del modo con cui questo fosse convenzionato con il Comune di Pinerolo, in termini di oneri di urbanizzazione in denaro ed a scomputo, calcolati e determinati dai funzionari nel settore Urbanistica, diretto all’epoca come oggi dall’architetto De Vittorio; ma tutto ciò era la prassi.

Sul finire del giugno 2003 il professor Bocchino divenne Presidente dei Revisori dei Conti del Comune di Pinerolo, su esplicita richiesta dell’allora sindaco Alberto Barbero.

Tra i motivi della scelta fatta da Alberto Barbero vi era la nota indipendenza del prof. Bocchino che non era mai stato coinvolto nella politica o nella amministrazione della città e i cui orientamenti politici non erano così espliciti.

Cosi il professore, insieme agli altri due componenti del Collegio (il dott. Percivati e la rag. Bruna), iniziò ad andare a fondo, richiedere puntualizzazioni e informazioni sui processi di formazione del bilancio e soprattutto sulle due aree dell’amministrazione che principalmente lo alimentavano in alcuni aspetti: l’Urbanistica ed i Lavori Pubblici.

Una delle prime richieste formulate dal Collegio presieduto dal prof. Bocchino porta la data del 2 dicembre 2003 nella quale si richiedevano informazioni circa “l’Alienazione degli Immobili di proprietà del Comune”, la “concessione delle aree di edilizia convenzionata e popolare” e da ultimo proprio i “Proventi delle concessioni edilizie e sanzioni urbanistiche”, con la finalità scritta di conoscere il dettaglio analitico delle opere relative agli “oneri a scomputo” trattandosi di cifre di rilievo per il bilancio del Comune di Pinerolo. Un campo minato dunque, e pieno di interessi per professionisti (molti dei quali impegnati in precedenza e nel concomitante nella politica pinerolese) ed imprese.

Il Collegio presieduto dal prof. Bocchino lavora a fondo in un contesto ove gli interessi sono molti, e accerta che alcune procedure non sembrano essere così cristalline. Basti dire che alcuni anni dopo, l’attuale sindaco Salvai, (era consigliere dell’opposizione), sollevò questioni identiche al Professore ed al Collegio dei Revisori di allora, anche con esposti: l’ha dichiarato Egli stesso in più occasioni pubbliche.

Sul finire del 2004, ciò che sembrava quasi pronto, ovvero il rilascio del permesso di costruire, tardava invece ad arrivare e si avvicinava così la scadenza naturale del preliminare.

 

Villa Ninfea ad Osasco

 

Il 22 novembre 2004 il Collegio dei Revisori dei Conti esprime parere negativo riguardo la vendita dell’immobile Villa Ninfea (all’epoca di proprietà del Comune di Pinerolo) al Comune di Osasco.

Questo episodio merita un cenno per la sua evidenza. L’edificio era di notevole interesse per il Comune di Osasco. Ma cosa era accaduto? Accadde che il Professore poté, con i suoi colleghi di allora, riscontrare che l’Agenzia del Territorio aveva indicato per quel bene stima ampiamente superiore al prezzo di acquisto proposto dal Comune di Osasco (acquirente), il quale risultava già essere il destinatario, per di più con una procedura non ad evidenza pubblica, ma gestita nelle segrete stanze, così che qualsivoglia altro soggetto terzo interessato ad acquistare Villa Ninfea – e magari a prezzi superiori - non avrebbe potuto esserne a conoscenza. Per i lettori, i Revisori, di fatto, dissero al Comune: “se vuoi vendere devi adeguare il prezzo almeno alla partenza stabilita dall’Agenzia del Territorio, e poi lo devi fare con evidenza pubblica (ovvero all’asta… ndr) di modo che tutti lo sappiano; siccome non l’hai fatto non puoi venderlo”. Accadde così che il Comune dovette adeguarsi, procedendo ad un bando di vendita ad evidenza pubblica e Villa Ninfea fu dunque venduta all’asta, ma con un maggiore incasso per la città di Pinerolo. Non conosciamo con quanto entusiasmo questa iniziativa fu accolta. Sta di fatto che ciò che era stato già organizzato in un modo dagli uffici del Comune, non andò in porto. Qualcuno certamente non fu soddisfatto.

Dal novembre 2004 il tempo trascorre ancora e si arriva al 2005, e le problematicità sul famoso permesso di costruire che sembrava prossimo, con demolizione di cubatura e ricostruzione in altro luogo, diventavano sempre più evidenti e numerose; al punto che i coniugi Bocchino valutarono se recedere dal preliminare ma, innamorati del luogo (e avendolo visto, chi non lo sarebbe…) decisero di proseguire, rinunciando a recedere dal preliminare come avrebbero potuto fare.

 

 

Il permesso di costruire…

 

Si arriva così dal 2005 al 2006, anno fatidico del rilascio del tanto agognato permesso di costruire. Ma andiamo per ordine, perché trattasi di argomenti tecnici ed è bene che il lettore abbia chiara la situazione dei fatti.

Prima di rilasciare un permesso di costruire un Comune delibera una “convenzione edilizia” che prevede una serie di elementi del futuro permesso di costruire, compreso un progetto di massima, ma soprattutto gli impegni che si assume chi vuole realizzare la propria casa in cambio del ricevere il permesso per costruire. Cosi è accaduto tra il Comune di Pinerolo e i coniugi Piccinelli, in allora ancora proprietari a tutti gli effetti del fazzoletto di terra edificabile. Spettava ai Piccinelli abbattere una porzione del loro fabbricato esistente, per avere il permesso di potere riedificare la cubatura sul loro terreno (ceduto a quei tempi solo con un preliminare) ai Bocchino, oltre che a pagare una somma di oneri di urbanizzazione in denaro e realizzare a proprie spese delle opere di urbanizzazione a scomputo. Ovvero, a fronte di una somma complessiva stimata dai funzionari del Comune (architetto De Vittorio), una parte degli oneri era da versarsi in denaro ed una parte corrispondeva ad una somma che andava a stimare delle opere per la collettività, ma a spese del richiedente, appunto gli oneri a scomputo. Proprio alcuni dei temi di interesse del Collegio dei Revisori, il quale (stante gli effetti sul bilancio di un comune) voleva capire come e perché, soprattutto per gli oneri a scomputo, le richieste dell’Urbanistica erano molto differenti tra loro, e così a qualcuno veniva richiesto di realizzare un marciapiede, ad altri una strada, ad altri invece un ponte e così via, verificandone l’utilità per la collettività (quante opere monche conseguenti a Pinerolo esistono per opere a scomputo, come per esempio la pista ciclabile incompiuta che da Pinerolo dovrebbe portare a Riva di Pinerolo) ma anche la proporzionalità con la cubatura da realizzare. Al Collegio interessava capire inoltre se e come veniva controllato che queste opere fossero effettivamente realizzate. Ciò detto è evidente in pratica il professor Bocchino ed i Revisori misero il naso nelle stesse questioni sollevate molto più tardi dall’attuale Sindaco Salvai. È ovvio che in questo ambito è facile trovare qualcuno che è avvantaggiato; almeno questo è quanto appare da alcune comparazioni che sono apparse anche in altre testate locali. Ma parlando di fatti reali, sebbene non riconducibili alla situazione qui raccontata riguardo Bocchino, che dire di coloro i quali le opere, sebbene evidenti per tipologia e dimensione non le hanno proprio realizzate? È il caso, per esempio, del complesso edilizio nella zona Le Macine, per cui a fronte del permesso di costruire numerosi alloggi, si sarebbe dovuto edificare un ponte che, nessuno dei funzionari del Comune, dicasi nessuno, così come dei Vigili Urbani, ha mai visto che non si era costruito. Come è possibile che ciò sia accaduto, e per un’opera così evidente da realizzarsi?

Ma ritorniamo alla nostra storia, perché può presentare dei rivoli interessanti, al di là delle vicende Bocchino verso il Comune di Pinerolo.

Prima che una “convenzione edilizia” divenga definitiva, si deve presentare una “proposta di convenzione” (in bozza) che deve essere discussa in Consiglio Comunale e solo dopo l’Urbanistica sottoscrive la convenzione (vera e propria) cui segue il rilascio del permesso di costruire. Tutto ciò per il Professor Bocchino, sebbene con il nome di Piccinelli in evidenza, si avvia il 27 aprile 2005 quando in Consiglio Comunale viene discussa la convenzione tra il Comune e Piccinelli (il prof. Bocchino non fu presente). Dalla lettura del verbale del Consiglio, allegato alla convenzione che abbiamo letto in ogni sua parte, risultano presenti anche consiglieri comunali che poi faranno carriera anche con incarichi da assessore (e che quindi negli anni successivi non potevano non dichiararsi edotti sulla vicenda, come invece risultano avere fatto).  Franco Magnano (poi assessore all’Urbanistica dell’amministrazione Buttiero) intervenne addirittura come consigliere in argomento proprio su quella convenzione. Dal 27 aprile 2005 nulla accade e passa addirittura un anno prima che la convenzione edilizia sia sottoscritta e quindi costituisca il presupposto per il rilascio del Permesso di Costruire! Si arriva cosi al 5 aprile 2006, data in cui si stipula la convenzione edilizia tra il Comune di Pinerolo, a firma dell’architetto De Vittorio responsabile del settore Urbanistica, e i Coniugi Piccinelli, davanti ad un Notaio pinerolese. E’ alquanto particolare che trascorra addirittura un anno per sottoscrivere davanti ad un Notaio ciò che era stato deliberato in Consiglio Comunale. Nella convenzione si prevedevano le obbligazioni del richiedente in termini di oneri di urbanizzazione (a pagamento in denaro e di quelli da realizzarsi a scomputo) a proprie spese, oltre che naturalmente il progetto di massima: chi scrive ha ovviamente visto i documenti e qui ne riproduce la parte più interessante almeno visivamente. Cosa prevedeva dunque la convenzione? Una piantina - vedi foto – in cui si evince la parte demolita della porzione di edificio dei Piccinelli – peraltro mai demolita e, come tale, altro motivo della contesa (documento firmato da De Vittorio e nella piantina si riporta la dicitura “SLP Demolita”); un versamento in denaro per opere primarie e secondarie per circa 16.000 euro; ma, soprattutto, un ingresso della futura abitazione in galleria (sì, una galleria in collina a Pinerolo) con sovrastante parcheggio pubblico! Tutto per realizzare circa 100 metri quadri di civile abitazione, peraltro non nuovi, bensì conseguenti a cubatura già esistente! Quando l’architetto Arione e i Piccinelli consegnarono poco dopo la convenzione ai coniugi Bocchino, questi ultimi si sentirono comunque rassicurati dal fatto che il Comune era solito fare in questo modo e che comunque si sarebbero richieste modifiche alla convenzione ed al progetto una volta divenuti proprietari: del resto il professore, nel documentarsi sugli oneri di urbanizzazione nel suo ruolo di Revisore, aveva visto modificare situazioni come queste e riteneva dunque di non avere da temere un trattamento diverso. I fatti iniziarono a dimostrare che così non sarebbe stato.

Del resto è proprio dalla contestazione del professore ad un ingresso all’abitazione in galleria, (per la sua evidente invasività ma anche per l’impossibilità a realizzare un’opera a scomputo simile in collina) anziché dall’esistente Strada Santa Caterina, che iniziano i veri motivi dell’attuale contesa e dalla quale si diparte tutta la vicenda successiva che si avvia materialmente con un primo rinvio all’inizio lavori, richiesto dai professionisti dei coniugi Bocchino e depositato nell’estate del 2007, a cui ne seguiranno ben altri 5, tutti motivati e senza risposta!

Le vicende successive e quelle recenti, come alcuni approfondimenti, insieme a quanto riguarda l’azienda agricola dei figli del professore, saranno oggetto di una prossima puntata, affinché progressivamente si riesca a ricostruire quella verità che solo i documenti raccontano, piuttosto che le dichiarazioni delle parti coinvolte ognuna protesa a sostenere e difendere la propria interpretazione.

Gli aggiornamenti della vicenda sul sito www.vocepinerolese.it e nel prossimo numero del giornale.

 

Nella foto una parte della piantagione di olivi sulla collina di Pinerolo e la strada percorribile di via Santa Caterina.

Dario Mongiello

direttore@vocepinerolese.it

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