Facebook Twitter Youtube Feed RSS

LE FOTO. “Parenti serpenti”. Convegno “Vi occuperete di pastorale familiare 4”

08/12/2016 15:28
 
 
 
 
Fotogallery LE FOTO. “Parenti serpenti”. Convegno “Vi occuperete di pastorale familiare 4” è stato creato.

LE FOTO. “Parenti serpenti”. Convegno “Vi occuperete di pastorale familiare 4”

 
GUARDA LE FOTO
“Parenti serpenti”, la prima battuta di “Fuori nevica”, pièce teatrale liberamente tratta dalla commedia di Salemme, evoca una singolare e comica contraddizione con il convegno “Vi occuperete di pastorale familiare 4”, svoltosi ad Assisi. La speciale compagnia salutata da una calorosa acclamazione, con tutto il pubblico in piedi, è costituita da detenuti dell’Istituto custodia attenuata per il trattamento della tossicodipendenza della Casa di Reclusione di Eboli (Sa). Anche i bambini si divertono per l’intreccio di battute tra Mariano, Enzuccio e Cico, autistico, innamorato del puré, divino giocatore di scopa, che pare comprendere il mondo più dei suoi fratelli.
Al convegno di rilettura di “Amoris laetitia”, esortazione postsinodale di papa Francesco, organizzato dall’Ufficio nazionale di pastorale familiare, si alternano esperti con esperienze, sulla base dell’assunto “la realtà vale più dell’idea”. Marco ed Emanuela Scarpa di Treviso, in nuova unione da ventitre anni, animano da cinque anni i percorsi di condivisione in gruppo per «approfondire la relazione in carità e verità» (diocesitv.it/famiglia).  Marco non nasconde di essersi chiesto dov’era Dio trovandosi a trentun anni senza la moglie con una piccola di cinque anni, orfano di padre e con il cognato suicida. Due anni dopo incontra Emanuela e i sacerdoti che li incontrano li accolgono con un abbraccio. Invita tutti, tornando in parrocchia, a dare una carezza ad una coppia che soffre, seguendo il monito di papa Giovanni XXIII nel discorso alla luna.
Monz. Matteo Zuppi, vescovo di Bologna, invita a tornare ad “Evangelii gaudium” dove c’è «passione, prospettiva, visione». Esorta più volte ad essere «padri e madri», ad assumersi la storia delle persone. Per spiegare la necessità del discernimento rivolge a tutti una domanda: «voi capite al volo le situazioni?». Serve pazienza, «entrare dentro al grigio e poco alla volta trovare la strada». Ascoltare molto per far emergere il piccolo dettaglio. «Non avere la paura del cuore, la misericordia se è vera porta sempre alla verità». Papa Francesco diceva ai cardinali nel febbraio dell’anno scorso che il vero modo per difendere i sani  consiste nel sanare i lebbrosi. Nel dibattito replica a chi solleva la diatriba tra rigoristi e progressisti che «il vero problema è essere pastori, costruire vere comunità familiari».
Il passaggio di consegne per l’ufficio famiglia di Reggio Calabria a Mariagiovanna e Giancarlo Benedetto, accompagnati da don Simone Gatto, è contrassegnato da tenerezza. Mariagiovanna, curiosa, ha letto in una festa per l’anniversario di un ventesimo e un cinquantesimo di matrimonio dei segni indelebili per il loro futuro lavoro di responsabili, come quel marito con cinquant’anni di matrimonio alle spalle, in carrozzina, che voleva assolutamente alzarsi in piedi, sorretto dai figli, per il rinnovo delle promesse.
Nella tavola rotonda moderata da Laura Viscardi, «un luogo in cui si costruiscono ponti e non muri», don Giuseppe Lorizio, docente alla Lateranense,  si chiede come risvegliare la coscienza in «questo variegato mondo definito anche postumano». E’ compito della Parola di Dio che va messa al centro, «interpella le persone». Riprende le parole greche “martyria” (testimonianza) e “synèidesis” (coscienza), nel senso di «mettere insieme esperienze, persone, lavoro, cultura, famiglia», da ricostruire come «centro di gravità permanente». Don Basilio Petrà, docente di teologia morale, ha il compito di spiegare la gradualità della legge (Amoris laetitia 295, Familiaris consortio 34). «La legge morale risuona sempre in un essere umano che è un essere storico, in cammino, in divenire». L’uomo non conosce in modo astratto la legge ma come risuona nel suo ambito cognitivo, nella sua rete sociale. «L’uomo è chiamato ad operare concretamente nella storia secondo le sue possibilità a fare il bene possibile, come lo conosce, come lo vede». Tonino Cantelmi mostra un video dove Baricco e Vacis si chinano fisicamente per «vedere qualcosa che non è inferno», anche se piccolo, a dargli spazio.
La parola d’ordine “osare” introduce l’esperienza dell’équipe di spiritualità delle frontiere, con le famiglie che vivono un’esperienza con persone con tendenza omosessuale. Il “coming out” di Edoardo Messineo è riletto dal papà come «un’occasione di scoprirsi per la famiglia nell’amore che ci lega, guidato dal dialogo, dal sapersi ascoltare, dall’immedesimarsi nelle posizioni dell’altro» (da una trasmissione di Tv 2000). “De visu”, Edoardo chiede «per me e per le persone che vivono nelle mie condizioni, il superamento della paura, nel dialogo». Corrado e Michela del gruppo Davide di Parma si sentono “genitori due volte”, «aiutare il figlio a rinascere a se stesso nel cammino di integrazione alla vita e nella rinascita alla fede».  Don Christian Medos spiega la spiritualità ignaziana dell’abitare le frontiere, «cercare di incrociare lo sguardo dell’altro, partire dalle persone concrete, seguire la logica dell’incarnazione, saper perdere tempo nello sguardo con l’altro».
Il card. Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il clero, nella predica della celebrazione eucaristica si rivolge con calore ai sacerdoti, «perseverate dinanzi alle situazioni pastorali più complicate, è forte la tentazione di scoraggiarsi, rinchiudersi in canonica, vivere il ministero con il gruppo ristretto dei fedelissimi. Vi è richiesto il coraggio di una semina generosa e abbondante che raggiunga ogni tipo di terreno». Occorre liberarsi dagli schemi per divenire «audaci annunciatori del Vangelo, pastori compassionevoli che curano le ferite del popolo di Dio».
Piergiacomo Oderda

Commenti