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Convegno per insegnanti di religione di Piemonte e Valle d'Aosta.

23/03/2017 8:42

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Convegno per insegnanti di religione di Piemonte e Valle d'Aosta.

 
Teatro Valdocco gremito per il consueto appuntamento annuale degli insegnanti di religione di Piemonte e Valle d’Aosta. “La didattica inclusiva per il ben essere della scuola”  è il focus dell’incontro di formazione. Porta un saluto il direttore generale della LDC, don Pietro Mellano che cita un contributo di Rosa Maria Lauricella, dirigente scolastico a Roma, su Tuttoscuola, «la scuola che fa la differenza si apre al territorio». Don Roberto Gottardo, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Torino, invita a considerare l’altro come un bene, comunque sia. Infine, saluti dal direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, tramite la dott.ssa Carpi, «è difficile trovare la strada giusta, occorre dar retta di più al nostro cuore, gli studenti riconoscono quest’impegno».
Inclusività per la moderatrice del dibattito, Francesca Sgarrella, dirigente scolastico, è «fare passi indietro per andare avanti tutti insieme».
Due contributi importanti sono firmati da Luigi D’Alonzo, professore ordinario di Pedagogia speciale alla Cattolica di Milano, nonché direttore del CeDisMa (Centro Studi ricerca sulla Disabilità e Marginalità) e Pierpaolo Triani, professore di Didattica generale, sempre alla Cattolica, sede di Piacenza. Il Centro Studi è «a disposizione delle scuole per tutte le problematiche sulla didattica. Cosa facciamo con i ragazzi difficili?». Non serve il contributo dei docenti universitari se non si va a «respirare la polvere della scuola. Se i ragazzi non si trovano bene con noi, non apprendono nulla». Quando i ragazzi «urlano il loro dolore è perché vedono in voi qualcosa di importante». Elenca le sfide che perde la scuola italiana, «nonostante don Milani, la distanza fra i ceti sociali in termini di risultati formativi è sempre più ampia». Gli elementi di complessità sono allievi difficili, male-educati, con disabilità, con disturbi specifici, stranieri, ansiosi, pigri, scansafatiche. Alcune strategie per la conduzione della classe: presenza efficace, controllo prossimale, comunicazione chiara e precisa delle direttive, comportamenti appropriati di dominanza, comunicazione non verbale, l’uso della voce, slancio e scorrevolezza, diversificare per impegnare.
La differenziazione didattica deve divenire una consuetudine, «predisporre tre, quattro attività; non apprendono tutti in modo identico». Testi di riferimento: “Didattica speciale per l’inclusione”, “La differenziazione didattica per l’inclusione”, “Come fare per gestire le classi”.
Pierpaolo Triani contrappone le risposte emergenziali al carattere strutturale delle difficoltà nei processi di apprendimento. Occorre «tener fede all’oggetto dell’apprendimento, il primo livello di prevenzione del disagio è partire dall’insegnamento ordinario». Un Piano didattico personalizzato non è una nuova diagnosi ma indicazioni sulle risorse su cui si vuole lavorare. La classe va considerata come un gruppo di apprendimento, una risorsa per ciascuno. Utile una griglia per “mappare” cosa si fa nella scuola inserendo su tre livelli (sistemi, classe, singolo) le attività di prevenzione generale, specifica (p. es. didattica laboratoriale) e specialistica (p.es. la personalizzazione). Una rete di scuole del lodigiano ha delineato un quadro articolato di pratiche educative quanto a interventi didattici, processi valutativi, costruzione della classe/conoscenza degli allievi, con docenti e genitori, organizzative e gestionali.
Gli esperti si prestano a rispondere alle domande dell’uditorio. D’Alonzo chiederebbe ai genitori a inizio anno: “Avete fiducia in noi?”. Triani denuncia la mancanza di didattica attiva, “don Milani non proponeva una scuola facile, era severissimo; seguiva l’allievo finché non avesse appreso”. Conclude la dirigente Sgarrella con un suggestivo accostamento tra guardare negli occhi l’allievo e la storia dell’uomo di fede che nasce innanzitutto da un incontro personale.
 
Piergiacomo Oderda

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