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Il Papa a Milano. La Chiesa è Una in un’esperienza multiforme. Ecco la ricchezza della Chiesa.

26/03/2017 20:19
Non solo l’alta velocità ci unisce al capoluogo lombardo. In ossequio ai continui riferimenti incrociati tra le pagine del “Corsera” e quelle della “Stampa”, possiamo meditare i discorsi di papa Francesco a Milano per rinnovare la pastorale nelle nostre diocesi. Appare evidente la centralità assegnata alla figura di Maria, anello tra terra e cielo nelle poesie di David Maria Turoldo che proprio a Milano ha lasciato semi di carità, vivi ancora oggi. La Madonnina del Duomo non poteva del resto passare inosservata ad un Papa che nel primo giorno di pontificato si recò a sorpresa proprio a Santa Maria Maggiore, a Roma.
Nel commento al brano dell’Annunciazione della concelebrazione al parco di Monza, stupisce già l’introduzione, è «l’annuncio più importante della nostra storia». Avviene in una città periferica, segno che «il nuovo incontro di Dio con il suo popolo avrà luogo in posti che normalmente non ci aspettiamo, ai margini, in periferia»”. Papa Francesco parafrasa sant’Ambrogio nel suo commento a questo brano, “Dio continua a cercare cuori come quello di Maria, disposti a credere persino in condizioni del tutto straordinarie” (cfr Esposizione del Vangelo sec. Luca II, 17: PL 15, 1559).
L’attenzione liturgica traspare anche nel primo incontro della giornata, in zona Forlanini, dove riceve una stola artigianale. «Il mio sacerdozio, come quello del vostro parroco e degli altri preti che lavorano qui, è dono di Cristo, ma è “tessuto” da voi, dalla vostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime». Riceve in dono anche l’immagine della Madonnina, segno della «premura di Maria, che corre a incontrare Elisabetta. E’ la premura, la sollecitudine della Chiesa, che non rimane nel centro ad aspettare, ma va incontro a tutti, nelle periferie, va incontro anche ai non cristiani, anche ai non credenti».
Ai giovani ricorda: « E’ importante, in questo tempo, parlare con i nonni. Avete capito?». Punta l’attenzione sul bullismo e chiede in modo accorato, tanto che gli sfugge un’inflessione in spagnolo nel citare la scuola: «fate la promessa al Signore di non fare mai questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere».
Anche allo stadio Meazza, la riflessione di papa Francesco lambisce più volte la vita familiare, innanzitutto in relazione al compito di trasmissione della fede. «“Chi mi ha aiutato a credere?”. Il padre, la madre, i nonni, una catechista, una zia, il parroco, un vicino, chissà… Tutti portiamo nella memoria, ma specialmente nel cuore qualcuno che ci ha aiutato a credere». Dopo i film su Peppone e don Camillo, citati a Firenze nel novembre 2015 e il “Pranzo di Babette” in Amoris Laetitia, raccomanda la visione di un film di Vittorio De Sica del ’43, “I bambini ci guardano”: «I nostri figli ci guardano continuamente; anche se non ce ne rendiamo conto, loro ci osservano tutto il tempo e intanto apprendono». E ancora: «Adesso che cominciano le belle giornate, ad esempio, la domenica dopo essere andati a Messa in famiglia, è una buona cosa se potete andare in un parco o in piazza, a giocare, a stare un po’ insieme. Nella mia terra questo si chiama “dominguear”, passare la domenica insieme». 
Parlando a Roberto Crespi, diacono permanente, durante l’incontro con sacerdoti e consacrati, sintetizza così il ministero diaconale: «non c’è vocazione ecclesiale che non sia familiare». «Una vocazione che come tutte le vocazioni non è solamente individuale, ma vissuta all’interno della famiglia e con la famiglia; all’interno del Popolo di Dio e con il Popolo di Dio. Non c’è servizio all’altare, non c’è liturgia che non si apra al servizio dei poveri, e non c’è servizio dei poveri che non conduca alla liturgia». A Madre M. Paola Paganoni, ragionando sull’essere minoranza, si esprime con una metafora: « Ma io non ho mai visto un pizzaiolo che per fare la pizza prenda mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina, no. E’ al contrario. Il lievito, poco, per far crescere la farina».
Il Papa non teme le diversità: «Lo Spirito Santo è il Maestro della diversità. Guardiamo le nostre diocesi, i nostri presbiteri, le nostre comunità. Guardiamo le congregazioni religiose. Tanti carismi, tanti modi di realizzare l’esperienza credente. La Chiesa è Una in un’esperienza multiforme. E’ questa la ricchezza della Chiesa. Pur essendo una è multiforme. Il Vangelo è uno nella sua quadruplice forma».
Piergiacomo Oderda
 

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