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“Voce pinerolese” va all’università!. Una tesi di laurea sul nostro giornale

01/05/2018 11:24

di Piergiacomo Oderda

“Voce pinerolese” va all’università!

Martina Decorte ci fa dono di una riflessione sul giornale con una meticolosa analisi dell’impaginazione, dei titoli, delle diverse sezioni. Nell’ultimo anno del corso di laurea in scienze della comunicazione ha svolto un tirocinio mediante una collaborazione continuativa con Voce Pinerolese. Nella tesi di laurea triennale ha focalizzato il suo interesse sull’analisi del giornale cartaceo. Raccolgo qualche elemento che rappresenta l’ossatura della redazione di un giornale.

“I disapproved of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (“disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”). Il motto di Evelyne Beatrice Hall (“The friends of Voltaire”, 1906) è al centro della filosofia del giornale. Nel numero dello scorso luglio, il direttore scriveva che il giornale non gode «di contributi pubblici, di sostegno economico (e non solo…) da parte di politici o partiti, di soldi della chiesa. Siamo un giornale libero e indipendente al 100%».

Fondamentale risulta la territorialità, «mi ha permesso di comprendere più da vicino le problematiche e le vicissitudini che avvengono “a casa mia”», scrive Decorte. Spesso i giornali locali offrono notizie che non riescono a guadagnarsi spazio sui giornali nazionali. Per questo ogni volta che sono in vacanza faccio incetta dei giornali per leggere avidamente le cronache locali. L’immagine «è diventata il fulcro della notizia», si legge nella tesi, «accompagnata sempre più spesso da un articolo di lunghezza contenuta e ad essa viene dedicata la maggior parte dello spazio di pagina». Quando il direttore ci commissiona un servizio, si raccomanda sempre dell’apparato iconografico. Decorte adduce alcune motivazioni: «per conferire veridicità al fatto, per consentire una maggiore comprensione della notizia e per richiamare più facilmente l’attenzione del lettore».

Altro compito precipuo del direttore è la titolazione. I titoli si distinguono in denotativi e connotativi, «i secondi conferiscono un registro più caldo, in cui entra in gioco la soggettività e l’emotività» (“Manuale di giornalismo”, A. Barbano). La prima pagina rappresenta il “viso” del progetto editoriale, «una sorta di biglietto da visita con il quale si presenta ai lettori» (“Semiotica del testo giornalistico”, Lorusso-Violi). Condivido nella mia esperienza di collaborazione alla testata la predilezione per il genere “intervista”. Scrive Decorte, «grande importanza ha per me l’emozionalità e l’emotività all’interno di un’intervista, sia durante l’incontro con l’intervistato sia nell’elaborazione e stesura successiva del pezzo. Durante un incontro tento sempre di creare un rapporto di simpatia e fiducia con l’intervistato. Favorire un clima amichevole e confidenziale con chi si dialoga rappresenta per me la base per una buona intervista, in grado di rivelare particolari accattivanti e sconosciuti ai lettori». Dando una scorsa alle interviste di Decorte mi ha colpito l’accuratezza della preparazione e l’ampio respiro del testo. Condivido inoltre l’«attaccamento nostalgico alla carta»; specie per articoli complessi trovo un adeguato spazio di raccolta delle idee solo sul supporto cartaceo.

Una curiosità, la “topicalizzazione”, «la scelta di trattare in una stessa pagina un certo numero di notizie come fossero collegate da un tema comune»; potrebbe essere uno spunto per servizi a più voci su un argomento che traspare dall’attualità. Il formato “tabloid” consente secondo il direttore una lettura anche in luoghi non deputati (autobus, tram, metro) eppure nell’analisi di Decorte il giornale pare fermare la sua transitorietà strutturale per diventare storia. Ogni notizia, anche la più piccola, proveniente dal territorio viene analizzata con attenzione; contribuisce anch’essa all’intento di conoscere la vita della gente.

Nella foto Martina Decorte, neo laureata. Congratulazioni

Piergiacomo Oderda

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