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“Gli affidamenti di lunga durata. Una realtà da approfondire”

04/12/2018 19:05
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di Piergiacomo Oderda 
L’immagine dell’intreccio di trama e ordito permane a lungo alle spalle dei relatori al convegno “Gli affidamenti di lunga durata. Una realtà da approfondire”. Viene evocata dallo psicologo Alberto Astesano di Casa Affido del Comune di Torino per significare il coinvolgimento di vari attori, famiglia di origine, famiglia affidataria, operatori sociali, gruppi di coetanei, animatori della parrocchia, allenatori della squadra sportiva, insegnanti per «comporre una trama di rapporti tra le molteplicità di legami». Introduce i lavori alla Fabbrica delle “E” del Gruppo Abele, Rita Turino, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, sottolineando come gli affidi di lunga durata rappresentino il 42,3% (dal Quaderno della Ricerca Sociale n. 40 del 31.12.2014, “Affidamenti familiari e collocamenti in comunità”, a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali). 
L’attrice teatrale Margherita Casalino legge alcune storie. «Serena è una bimba vulcanica, curiosa, invadente». «Barbara è “tosta”, determinata, non sopporta le regole». Si narrano aneddoti quotidiani, «eterni silenzi che durano settimane», la fatica del genitore nel dare fiducia. Maria Teresa racconta la scena in aeroporto dove, pur con tutti i documenti in regola per la partenza per una gara di ginnastica artistica, divise e attrezzi, ci si è trovati col minore in affido circondato dalla polizia. Michela Bondardo del Servizio Affidi del Comune di Milano riporta un documento elaborato dal Coordinamento nazionale dei Servizi Affido (CNSA). Introduce il concetto di “riunificazione familiare” come percorso programmato per aiutare il bambino a “raggiungere il miglior livello possibile di riunificazione”, dal pieno rientro ad altre forme di contatto (visite o incontri). Tra le indicazioni operative, sottolinea la “predisposizione di interventi su misura”. Osserva che a Milano «solo di recente i giudici tutelari fanno una vera sorveglianza e chiedono di tanto in tanto una relazione sugli affidi aperti a lungo termine». Le associazioni aderenti al Tavolo nazionale affido (TNA) vengono rappresentate da Marco Giordano che suggerisce alcune metafore. Trovarsi di fronte ad un bivio è una situazione che rappresenta la necessità che l’operatore sociale «non rinunci alla responsabilità di compiere una valutazione. Per un affido lungo occorre coraggio, si ha a che fare con l’incerto». Un fragile ponte tra due rive di un torrente indica la relazione tra famiglia d’origine e famiglia affidataria. «Il bambino che diventa ragazzo non ha bisogno solo di qualcuno che lo accompagni verso il futuro ma di essere accompagnato verso il suo passato, la sua storia, la sua dignità». Quanto al ruolo degli affidatari, trae spunto dalle linee di indirizzo per gli affidi a lunga durata riviste nel 2015 in Inghilterra per augurarsi «una possibilità di delega, cucita volta per volta, per consentire agli affidatari una porzione ulteriore di possibilità decisionale».
Sandra Patt, Assistente sociale  del Comune di Torino, rileva che il trentatre per cento degli affidi in corso abbiano una durata superiore ai sei anni. Al raggiungimento della maggiore età, «traguardo atteso e temuto per la possibilità di rientro nel nucleo di origine», si spera che la famiglia affidataria accompagni il giovane fino al termine degli studi. Su sollecitazione delle associazioni, il Comune di Torino, sin dal 1990, riconosce una quota di rimborso spese anche dai 18 ai 21 anni. Sono 58 i giovani in affido di quest’età, di cui dieci frequentano l’università. «Le competenze scolastiche dei minori in affido sono migliorate. La stabilità sperimentata permette di scegliere percorsi di studio più lunghi e qualificanti». Stefano Scovazzo, Presidente del Tribunale dei minorenni di Piemonte e Valle d’Aosta, riporta la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, fatta propria dalla Corte di Cassazione. Solo quando tute le possibili forme di sostegno alla famiglia d’origine sono fallite «si può procedere alla dichiarazione di stato d’abbandono». Pertanto, la percentuale di affidi a lungo termine andrà aumentando. «L’affido etero familiare non è distorto se declinato su un tempo lungo. Richiede impegno, un pensiero differente,  un progetto di senso che va condiviso con la famiglia affidataria e, ove consentito, con la famiglia d’origine». Combattiva, traccia le conclusioni, Frida Tonizzo, segretaria dell’Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie (ANFAA). Le esperienze ascoltate rivelano come i ragazzi affidati siano consapevoli del diverso senso di appartenenza famigliare tra famiglia affidataria e famiglia d’origine. «La sfida dell’affido familiare è tenere insieme queste due realtà». Richiama il ruolo fondamentale degli operatori che  vanno ascoltati dal Tribunale dei minori, «in maniera approfondita, non limitandosi alla navigazione a vista, senza scaricare sui minori la responsabilità delle decisioni sul loro futuro». Riprende ancora la metafora del sarto sulla necessità di monitorare gli affidi a lungo termine, «per questi affidi dovrebbe essere cucito un vestito su misura, ogni affidamento, un provvedimento mirato». Risulta essere norma disattesa l’obbligo dell’invio semestrale di una relazione al giudice del Tribunale, su come stia procedendo l’affido. La legge 173 del 2015 ha valorizzato la responsabilità degli affidatari. Tornando alla metafora iniziale proposta da Astesano, la convocazione in Tribunale delle famiglie affidatarie risponde alla necessità che «il Tribunale debba conoscere la composizione del tessuto».
Piergiacomo Oderda
 

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