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Papà Francesco e i giovani. Riflessioni

01/01/2019 8:10
di Piergiacomo Oderda 
Papa Francesco nella veglia con i giovani a Panamà (XXXIV^ Giornata Mondiale della Gioventù) mostra di essere “connesso”. La storia d’amore non è “appesa nella nuvola in attesa di essere scaricata, né una nuova applicazione”. “Neppure la vita che Dio ci offre è un tutorial”. “La giovane di Nazaret non compariva nelle reti sociali dell’epoca”, il papa definisce Maria “influencer di Dio”. Il sì di Maria “è stato il sì di chi vuole coinvolgersi e rischiare”. Cita la testimonianza della coppia che accetta un figlio malato. “Quando è nata nostra figlia abbiamo deciso di amarla con tutto il nostro cuore”. Solo quello che si ama può essere salvato, “non puoi salvare una situazione se non la ami”. Richiama un tratto di saggezza degli alpini, “la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra, non lasciarsi aiutare”. ”Molti giovani sentono che hanno smesso di esistere per gli altri, per la famiglia, per la società, per la comunità”. ”E’ la cultura dell’abbandono, della mancanza di considerazione”. Dopo l’esortazione “Gaudete et exsultate” è consueto un riferimento allo sguardo dei santi, don Bosco “imparò a guardare, a vedere tutto quello che accadeva attorno nella città e a guardarlo con gli occhi di Dio”. Trovò giovani con quei quattro “senza” che uccidono (lavoro, istruzione comunità, famiglia). Occorre “dare loro radici a cui aggrapparsi per poter arrivare al cielo”. Esorta le comunità ecclesiali ad esere “capaci di percorrere le strade della città, di abbracciare e tessere nuove relazioni”. Alberto Hurtado, un santo latino americano, si chiede dove sia il progresso della società, se sia sufficiente l’ultima tecnologia (il riferimento è datato 1946!).
La freschezza delle immagini evocate da papa Francesco tocca un vertice nell’omelia della messa, quando pensa alla catechista ebrea di Gesù, quella che “gli ha insegnato la legge”. Gesù rivela l’adesso di Dio. Attenzione al Dio “addomesticato”, “che non scomodi”. “Un Dio vicino e quotidiano ci chiede di imparare fraternità”. Si ritrova un importante monito del recente sinodo, i giovani non sono il futuro, “siete il presente!”. Incontrando i vescovi, ricorda il motto di san Oscar Romero, “sentire con la chiesa”, non “adattare la Parola di Dio al proprio interesse”. E’ “un amore che nasce dall’accogliere un dono totalmente gratuito che non ci appartiene e che ci libera da ogni pretesa e tentazione di crederci i suoi proprietari o gli unici interpreti”. Esorta all’”amore che sa di popolo”, “imparare e ascoltare il battito del cuore del suo popolo, sentire l’odore degli uomini e delle donne di oggi”, non aver paura di “accostare e toccare le ferite della nostra gente”.
Papa Francesco, sempre così attento ai temi legati alla misericordia, trova parole toccanti con i giovani detenuti. La partenza è il versetto del vangelo di Luca, “costui accoglie i peccatori e mangia con loro” (15,2). Luca ritrae i dottori della legge “infastiditi dal modo con cui Gesù si comportava... se qualcuno non si sente peccatore, tra tutti noi che siamo qui, sappia che Gesù non lo riceverà, si perderà il meglio...nel  Cielo si fa più festa per uno solo di quelli che sbagliano”. “Gesù mette in gioco la sua reputazione e invita sempre a guardare un orizzonte capace di rinnovare la vita”. Un vero “fil rouge” è “lo sguardo della mormorazione e del pettegolezzo”. Anche nel discorso per la Giornata delle comunicazioni sociali accenna alla comunicazione sulla rete, esposta alla distorsione, spesso induce “discredito”. Il papa osserva come si sia tentati di condannare una volta per tutte. Con la vita della gente è facile “dare titoli e etichette che congelano e stigmatizzano”. “Lo sguardo della conversione” è diverso, “Dio ti aspetta e ti abbraccia”. L’amore di Dio ”inaugura una dinamica capace di inventare strade, offrire opportunità di guarigione”. Bisogna ceare legami capaci di permettere nuovi processi, diventare “costruttori di ponti e non di muri”, ancora in parallelo con il discorso per la Giornata delle comunicazioni sociali. “Ognuno di noi è molto più delle etichette che gli mettono”. Il papa riprende un altro versetto del medesimo capitolo del vangelo di Luca, ”rallegrati con me, andiamo a festeggiare” (15,6). “E lì iniziò il ballo”, papa Francesco predilige scelte esegetiche che mostrino il senso del brano quasi plasticamente. ”Una società si ammala quando non è capace di far festa per la trasformazione dei suoi figli”. ”Una società è feconda quando si impegna a creare futuro con comunità, educazione e lavoro”. Nella celebrazione penitenziale si sperimenta “lo sguardo del Signore che vede un nome, guarda gli occhi, guarda il cuore".
Panamà stessa è ”ponte tra gli oceani e terra naturale di incontri”, come ricorda il Papa nel messaggio alle Autorità. “E’ impossibile pensare il futuro di una società senza la partecipazione attiva di ciascuno dei suoi membri”. Cita Ricardo Mirò (1883-1946), poeta panamense: “Perché vedendoti, o Patria, si direbbe / che ti ha formato la volontà divina / affinché sotto il sole che ti illumina / si unisca in te l’umanità intera” (da “Patria de mis amores”).
Piergiacomo Oderda
 

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