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Legambiente Val Pellice: preoccupazione alle forme di privatizzazione di manufatti o alpeggi

08/04/2019 8:55

Legambiente Val Pellice guarda con preoccupazione alle ormai frequenti forme di privatizzazione di manufatti o alpeggi che ancora oggi rappresentano l’espressione più forte del legame delle comunità locali con le comuni consuetudini e le attività pastorali. Il lento dissolversi di legami o pratiche collettive, ora rimpiazzate da comportamenti e usi più individualistici, non deve essere pretesto per smantellare i beni collettivi e altre forme di proprietà “comunistiche” che le popolazioni locali si erano date. Ricordiamo in proposito che il legislatore (con la Legge 168/2017) ha recentemente ribadito il riconoscimento e la tutela di queste forme di socialità associandole al concetto moderno di paesaggio. Ha inoltre disposto che il Comune, in quanto ente esponenziale delle collettività titolari dei diritti di godimento garantisca la tutela e la continuità del bene collettivo. La nuova legge, inoltre, ribadisce che “il regime giuridico dei beni resta quello dell’inalienabilità, dell’indivisibilità, dell’inusucapibilità e della perpetua destinazione agro-sivo-pastorale.”. Legambiente ritiene che, sino ad oggi, la natura e l’identità agrosilvopastorale si sia sostanzialmente conservata ed evoluta anche con le nuove attività svolte negli alpeggi, poiché congruenti col contesto paesaggistico ed economico, ma esclude ogni forma di proprietà rigidamente privata anche sotto forma di diritto di superficie, poiché potrebbe portare a nuove realtà completamente avulse dal contesto. Il Circolo ritiene che i diritti rivendicati dagli utilizzatori delle baite trovino fondamento solo nel regolamento comunale sugli alpeggi che però, nell’indulgere a riconoscere i diritti proprietari di superficie, presenta profili di dubbia legittimità per l’incoerenza con l’ordinamento sui beni e domini collettivi che resta, inevitabilmente, il riferimento fondamentale.

Foto comunità Val Pellice Facebook

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