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Incontro con il direttore della “Buchmesse” di Francoforte, Juergen Boos

14/06/2019 20:47

di Piergiacomo Oderda 

Ilide Carmignani introduce l'incontro al Salone del libro con il direttore della “Buchmesse” di Francoforte, Juergen Boos. Partecipando ad un master a Bologna sull'editoria, era stata invitata alla fiera del libro tedesca. «Dietro a Umberto Eco che ci guidava, tutti gli editori spalancavano i loro stand». E' stata una preziosa occasione per vedere le proposte degli editori, per contattarli personalmente, per confrontarsi con la realtà internazionale dei traduttori. Jurgen Boos racconta come un paio di giorni prima si sia incontrato con il suo “team” in vista dell'imminente fiera di ottobre. Si è chiesto: “qual è il nostro prodotto, cosa vendiamo a chi viene da noi?”. Si tratta di settemila editori. «Non vendiamo solo superfici in metri quadri ma intendiamo creare una rete tra editori, traduttori affinché si crei una maggiore visibilità». Simpatica la metafora utilizzata da Boos, la fiera di Francoforte è intesa come «la nonna dei saloni del libro. La nonna deve accudire i nipotini. Il nostro compito consiste nell'aiutare, promuovere le altre fiere nel mondo, seguire gli autori tedeschi all'estero». Spunta all'improvviso Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro, definisce il direttore della “Buchmesse” come «amico del Salone del Libro». Fa un breve accenno alla “settimanella” di discussioni in relazione alla presenza o meno dello stand della casa editrice Altaforte. Boos commenta: «In Europa e in tutto il mondo c'è una crescita esponenziale di populisti e della destra, ci sarà un maggior numero di autori ed editori che la pensano così». Si chiede cosa potrebbe fare per promuovere le traduzioni. Nel 2023, sarà paese ospite l'Italia. Per diventare paese ospite, ci si impegna a tradurre nella lingua del paese un certo numero di libri tedeschi. «Già da tre anni lavoriamo al salone del 2023 per avere i diritti per le traduzioni». Quest'anno il paese ospite alla fiera di Francoforte è la Norvegia. Negli ultimi quindici anni sono state pagate cinquemila traduzioni in sessantacinque lingue. E' un paese di quattro milioni di abitanti, eppure è uno dei paesi con più libri tradotti. Quest'anno sono stati tradotti trecento titoli dal norvegese al tedesco. Boos torna alla politica, accantonando per terra i foglietti da cui trae spunto per il suo intervento. «Molti politici si rendono conto che con la cultura si raggiungono risultati maggiori che non con gli scambi economici». Si rivolge ancora ai traduttori, «solo da pochi anni il nome del traduttore compare sotto il titolo del libro, occorre anche un riconoscimento economico».
Carmignani ricorda di aver visto a Francoforte «il traduttore di vetro», i traduttori che lavoravano in mezzo alla fiera. Interviene Anna Mione (AC2 Literary Agency). «Passo ore e ore sul sito della “Buchmesse” per vedere gli editori che partecipano. C'è uno spazio dove i traduttori possono registrarsi e discutere di traduzioni, di politica internazionale». I traduttori vanno intesi come «agenti di diffusione della cultura internazionale, ambasciatori verso l'italiano della cultura di altri paesi». Dal Duemila segue gli incontri al salone del libro, una sorta di «seminari di formazione sulla professione, la formazione non finisce quando si completa il corso di studi». Francoforte permette di cogliere le tendenze della letteratura, puntando l'attenzione agli autori che intervengono, al catalogo degli editori. Per incontrare gli editori, occorre prenotarsi con qualche mese d'anticipo (anche per la camera d'albergo!).
Martina Testa (SUR), voce arrochita per la recente partecipazione alla manifestazione dopo gli eventi di Casal Bruciato, ricorda l'emozione delle prime visite a Francoforte. «Negli ultimi anni, la figura del traduttore sta cambiando nella percezione di chi fa questo mestiere. Non è più la persona che sta dietro il pc, chiusa nella stanza, aspettando che arrivi il committente. Il traduttore è più integrato nella comunità professionale dell'editoria, si deve sentire di far parte di un sistema». Curiosa sui vari mestieri e ruoli nella casa editrice, cerca di conoscere il panorama di quanto si pubblica nella lingua di riferimento. Martina passa ore nelle librerie di New York, in tal senso. Ci sono fondi per la traduzioni, istituzioni che finanziano dal Canada, Galles, Scozia. Talvolta il traduttore funge da mediatore per far conoscere titoli agli editori.
 
Piergiacomo Oderda
 

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