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Le origini della fede in san Besso. Ricerca storica

12/08/2019 9:26
Claudio Perratone, vicesindaco di Cogne (AO), introduce la conferenza di Mauro Caniggia Nicolotti, direttore dell'associazione Grappein, volta al recupero della Casa dell'Orologio. A tema, le origini della fede in san Besso a cui si tributa il 10 agosto un pellegrinaggio con gruppi di fedeli in partenza sia da Cogne che da Campiglia, frazione di Valprato Soana in Valle Orco. I due paesi appartengono a diocesi diverse (Aosta e Ivrea). Poche sono le notizie tramandate su questo santo, Nicolotti si sofferma in particolare sulla diversità tra due versioni. Secondo la diocesi di Ivrea, san Besso è un componente della Legione Tebea, comandata da san Maurizio. Nel 286 ad Agauno (Saint Maurice, in Svizzera), sotto l'imperatore Massimiano, i soldati cristiani vengono massacrati per aver rifiutato di sacrificare agli dei pagani. Scampato al tragico eccidio, Besso va in valle di Cogne, travalica a Champorcher, viene catturato e gettato giù dal Monte Fautenio dove oggi sorge il santuario a oltre duemila metri di quota. Quanto alle vicende delle spoglie mortali, nel nono secolo finiscono ad Ozegna e, due secoli dopo, vengono traslate ad opera del re Arduino nella cripta della cattedrale di Ivrea. Secondo una versione riportata in un breviario del 1473 il santo, invitato da alcuni ladri di bestiame ad un banchetto e accortosi della provenienza furtiva della carne rubata, deplora il costume dei montanari che, adirati, lo scaraventano giù dal monte Fautenio. Ancora in vita, viene intercettato dai soldati romani che lo finiscono.
A Cogne, si racconta una storia diversa, raccolta dallo storico e antropologo francese Robert Hertz, nel 1912. San Besso sarebbe stato un giovane pastore che aveva le pecore più belle. Due pastori lo gettano dalla rupe. Gli abitanti di Cogne ne scoprono i resti mortali scorgendo «un bellissimo fiore sopra un cumulo di neve». Rispetto al tempo in cui avvengono questi fatti, si potrebbe pensare alla fine dell'impero romano oppure a quel periodo di raffreddamento climatico nell'alto Medio Evo che avrebbe causato un restringimento di aree di pascolo. Un'ulteriore ipotesi riguarda le scorribande saracene del X secolo.
A Cogne, la venerazione di san Besso di cui si ha una testimonianza in una statua nella cappella di Cretaz viene sostituita dalla venerazione di Sant'Orso. I  resti del santo vengono esumati nel XII secolo e danno il nome al noto prato di Cogne nel 1245 (sino ad allora si chiamava “campum de la villa”).
Dal 1450 al 1860 un periodo di glaciazione interrompe i contatti intervallivi, Nicolotti cita il ghiacciaio La Nouva. Nel 1826 Alfonso La Marmora per raggiungere Campiglia deve attraversare il ghiacciaio “Rosa dei banchi”.
Nell'Ottocento solo due volte i sacerdoti di Cogne salgono per officiare al santuario di San Besso (1802, 1820). Nell'inondazione che coinvolge nel 1845 le due località, si ricorre alla protezione di San Besso solamente a Campiglia.
Suggestivo il riferimento proposto da Nicolotti Caniggia su Bes, «un dio adorato nell'area orientale-mediterranea come protettore della casa, dei bambini, delle donne – soprattutto partorienti; dio della musica e del ballo». Doveva allontanare le bestie pericolose come guardiano (anche sant'Orso libera dalle bestie feroci). San Besso ne avrebbe assorbito le caratteristiche, Bes era protettore di Horus, figlio di Iside. Si consideri che le scaglie scalpellate dalla roccia del monte Fautenio sono ancora oggi legate all'invocazione per la fecondità.
 
Piergiacomo Oderda
 

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