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Accademia di Medicina di Torino: conferimento del diploma di Socio Onorario a Piero Angela

20/01/2020 9:29

di Piergiacomo Oderda

 

Il prof. Giancarlo Isaia introduce l'incontro dell'Accademia di Medicina di Torino per il conferimento del diploma di Socio Onorario a Piero Angela, esprimendo «ammirazione e sentimento di affetto». Richiama le origini dell'Accademia «fondata nel 1819» per poi essere riconosciuta dallo Stato Sabaudo «nel 1846 con biglietto regio di Carlo Alberto». Erano autorizzate tre riunioni l'anno, purché in presenza di un funzionario di polizia. Oggi l'Accademia intende estendere le proprie funzioni «agli studenti di medicina, ai specializzandi, alla popolazione non medica che ha diritto ad essere informata». Accenna al bando nazionale di ricerca sul microbiota, finanziato da un'azienda vinicola, che ha visto la partecipazione di ben 144 concorrenti e l'assegnazione di due premi di ottanta mila euro ciascuno. Si è avviata una collaborazione con l'Accademia delle Scienze per una serie di conferenze dal titolo “Scienze & Salute”, «riunioni sulla medicina spiegata con un linguaggio semplice, lineare con lo scopo di prevenire». La scelta di Soci Onorari avviene tra personalità che si siano distinte nelle scienze oggetto delle finalità dell'Accademia, due premi Nobel (Dulbecco e Levi Montalcini) e altri eminenti cultori della medicina torinese. L'associazione dei medici torinesi è pervenuta al «riconoscimento del contributo culturale» operato da Piero Angela con le sue trasmissioni televisive e i suoi libri di divulgazione scientifica. Oltre a dieci lauree “honoris causa”, alla cittadinanza onoraria di Torino, Perugia e Padova, è stato intitolato al giornalista scientifico persino un asteroide (7197 Pieroangela). «L'estrema necessità di comunicare al meglio» riguarda anche i medici, «noi ci rivolgiamo ai pazienti come lui si rivolge ai telespettatori». Quando un telespettatore o un paziente non capisce, «la colpa non è sua ma di chi non ha saputo comunicare». Quando Piero Angela è in moviola ed ha un dubbio sulla chiarezza di un passaggio, chiama chi gli capita a tiro (segretaria, montatore, fattorino) per sottoporgli la sequenza. Se lo vede dubbioso, ricomincia il montaggio da capo. «Questa necessità di comunicare meglio è da applicare sistematicamente, con umiltà intellettuale».

Piero Bianucci ricorda i tempi in cui c'era un'emittente centralizzata, una testata giornalistica, «il pubblico era collegato alla fonte di informazione da una linea univoca, senza possibilità di replica. Con la rete, tutti parlano con tutti. Siamo immersi in un bagno di informazione, anche medica!». Per il Censis, il 78% degli italiani, prima di andare a dormire, smanettano con lo smartphone per comunicare con Facebook. Al mattino, il 69% per prima cosa verifica se ha ricevuto messaggi nella notte. Si tratta di «sindrome da dipendenza». Pare che l'informazione sbagliata circoli sei volte più velocemente di quella corretta. Ricorda che in farmacologia, si conducono sperimentazioni “a doppio cieco” (né il paziente né il medico conoscono la natura del farmaco effettivamente somministrato). Se questo concetto fosse diffuso, «la gente sarebbe più cauta a prendere informazioni da Internet».

Piero Angela ringrazia l'Accademia, «non ho mai accettato riconoscimenti di questo tipo ma è la mia città, mi ha fatto piacere». Il padre si è laureato in medicina nel 1899, il suo libretto degli esami era scarno, «pochi esami ma voluminosi». Il 22 dicembre, il giornalista scientifico ha compiuto 91 anni, concludendo la registrazione di dieci puntate di “Superquark +”, disponibili su Raiplay.it. Un tempo le grandi fonti di informazione avevano un caposervizio, un direttore che riprendeva il giornalista se affermava il falso, «oggi ognuno ha una propria radio, un blog, un social». Con la pubblicità ci si può finanziare un'attività di divulgazione. «Bisogna stupire per raccogliere ascolti». La logica perversa dell'algoritmo permette che «chi la spara più grossa vada su in classifica». La federazione dei medici ha predisposto un portale per contrastare il fenomeno delle “fake news”, così ha agito l'Istituto Superiore di Sanità. «Le persone si informano su quello che vogliono sentirsi dire, soluzioni facili a problemi complessi». C'è gente che non crede che siamo stati sulla luna, altri pensano che la terra sia piatta. Piero Angela ricorda di aver fondato il Cicap , «un comitato molto vivo e attivo, oggi a controllo delle affermazioni sulla pseudoscienza». Piero Angela approfondisce il caso Di Bella (1997/8), andò a Milano per discuterne con Garattini e Veronesi. Provò a testare cosa ne pensasse il tassista e si sentì rispondere: «quel galileo, gli vogliono chiudere la bocca le multinazionali, i baroni della medicina gli fanno la guerra». Su Giovannino Agnelli che soffriva di tumore, Di Bella sosteneva: «L'hanno ammazzato! Io l'avrei curato!». Ricorda inoltre di aver predisposto un programma critico sull'omeopatia con Poli con il risultato di venire denunciato da due società di medici omeopati. Si avvalse nel processo di una frase di Rita Levi Montalcini che definiva l'omeopatia come «una non cura potenzialmente dannosa». Ricorda l'effetto moltiplicatore di proclami di una radio che riuscì a convogliare un migliaio di contestatori di fronte agli studi Rai. Rosy Bindi  aveva rifiutato di conferire a “Domenica in” col figlio di Di Bella; come ministro della Sanità, riteneva  di non poter finanziare ricerche non validate. Un giornalista di Panorama osservò che sul caso Di Bella parlassero tutti meno che i giornalisti scientifici.

Gustoso l'aneddoto sull'annuncio della morte di Piero Angela, il direttore dell'agenzia Adn kronos lo cercò al festival della comunicazione di Camogli e gli chiese: “come stai?”. Bruno Bozzetto lo interpellò: “ma allora sei vivo!”. Piero Angela tratteggia “come far fronte” ai problemi emersi, «spiegando meglio la scienza medica», individuando la fonte di una notizia. Più volte pone in questione la scuola dove «non viene insegnato il metodo della scienza». Quanto alla questione del “doppio cieco”, ricorda come a fine Ottocento ci fosse un premio per la ricerca detto premio Nancy dalla città dove veniva assegnato. «Un fisico aveva scoperto che al buio certi materiali emanano una radiazione leggermente luminosa». Ne aveva redatto addirittura un catalogo ma uno scettico inglese andò a sostituire i materiali approfittando del buio e fece scoprire l'inganno. «La gente non sa cos'è la scienza, la ricerca medica». L'avevano accusato di «non aver fatto sentire i medici omeopati». Replicava che la Rai è un servizio pubblico, un confronto sarebbe giustificato in un “talk show” ma non in un programma di divulgazione scientifica. Bianucci riprende nei suoi corsi ai ricercatori scientifici l'idea che la “par condicio” non sia richiesta in un programma scientifico. Cita poi le parole di Mark Twain, anch'egli oggetto di falsi annunci di morte, «la notizia della mia morte è esagerata!». Aggiunge come la rettifica non sempre riesca a correggere l'errore. Inanella alcune domande sul grande commercio di farmaci o pseudofarmaci, sull'automedicazione. Un tempo ci si consigliava col farmacista, ora il farmaco «lo ordino “on line”, me lo sono prescritto». Piero Angela si rifà al «controllo dell'autorità competente», un farmaco così costa di meno, non c'è bisogno della prescrizione; richiama il principio per cui la gente «risolve problemi complessi in modo semplice». L'ultimo applauso scatta sulla frase che riassume lo stile di divulgazione di Piero Angela, «dalla parte del pubblico per il linguaggio, dalla parte della scienza per i contenuti».

 

Piergiacomo Oderda

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