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le foto.Il racconto della forza dello sciopero per la dignità dei lavoratori della scuola

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di Piergiacomo Oderda

Le stazioni si susseguono nel nostro viaggio di avvicinamento a Roma. Un giallo distrae Lorenzo Giustolisi dalla preoccupazione di sapere quale spessore avrà una manifestazione a ridosso della chiusura contrattuale assolutamente voluta prima del 4 marzo. Gialli anche i sindacati confederali che hanno sottoscritto condizioni difficili per i lavoratori della scuola, di fatto avallando le novità portate dalla legge 107 e dai decreti attuativi. Una scuola dove un docente può arrivare ad accumulare diecimila euro in nome della premialità lasciando i due terzi dei colleghi a bocca asciutta. I volantini tracciano altri punti di conflitto. Il famigerato Fit, percorso formativo per futuri docenti. La mobilità degli insegnanti esiliati, la stabilità delle maestre. Cambio carrozza nella notte perché si è rotto il clima. Sarà un segno delle difficoltà che hanno portato a questo sciopero, Snals e Gilda l’hanno boicottato organizzando assemblee in alcune città, un preside di Senigallia ha impedito la partecipazione degli studenti ad un corteo organizzato da Bastalternanza.

Si allestiscono le bandiere, manca lo scotch. Ci pensa Cristina, scotch sempre in borsa. Settanta maestre trascorrono la notte sui bus provenienti da Milano. Scandiscono i loro slogan, “precariato crimine di Stato, la maestra paura non ne ha”. Due cori si alternano da una parte all’altra della corsia bloccata al traffico di fronte al Ministero dell’istruzione. Attimi di ansia quando le maestre occupano il sedime del tram n. 8. La questura minaccia di non autorizzare la partenza del corteo, mi vedono con una bandiera e trascinano anche me a convincere le maestre a sciogliere il blocco. Il corteo procede nonostante la pioggia insistente per viale Trastevere, via Arenula, via Torre Argentina fino al Pantheon. “Andiamo tutte insieme per le vie della città. La maestra è arrabbiata e non si ferma certo qua”. Interviene Luigi Del Prete, proponendo l’unità sindacale delle formazioni che non hanno firmato il contratto, «è il momento di dare vita a una nuova rappresentanza sindacale, noi siamo anche per il superamento del sindacalismo di base ma c’è la necessità di un grande sindacato confederale che porti la lotta nelle piazze, che unisca tutte le categorie del pubblico e del privato perché l’attacco è totale verso tutti i lavoratori». «Oggi è una grande giornata di lotta, la giornata della dignità dei lavoratori della scuola, dignità svilita dai sindacati CGIL, CISL, UIL che hanno contrattato un aumento salariale misero, cinquanta euro dopo dieci anni di blocco contrattuale. Il giorno della dignità anche e soprattutto dei maestri trattati come delle carte da prendere, posare, stralciare, eliminare. Queste maestre hanno consentito ai nostri figli di crescere giorno dopo giorno, hanno garantito il funzionamento della scuola pubblica statale. Noi chiediamo una cosa semplicissima, l’immissione in ruolo immediata, un decreto che garantisca a tutti i lavoratori che hanno trentasei mesi di servizio di poter entrare immediatamente in ruolo e non dover bandire un ennesimo concorso farsa. Tutta la categoria del pubblico impiego, i lavoratori delle funzioni centrali, dei ministeri, della sanità, degli enti locali, tutti sono colpiti duramente dal nuovo rinnovo contrattuale». Maria Pia ha protetto dalla pioggia i compiti in classe con uno sciarpone, «sono costretta a lasciare la scuola, devo fare un concorso selettivo. Chi non ha 36 mesi di servizio deve sottomettersi  degli esami, recuperare 24 crediti formativi, pagare una tangente all’università. C’è gente che sta spendendo migliaia di euro, che lavora a scuola la mattina, deve seguire i corsi, studiare, fare degli esami per un concorso che non si sa quando sarà fatto e se sarà fatto col cambio di governo». Margherita: «ho fatto tanti anni di sacrifici, tredici anni di precariato e adesso, con la sentenza del 20 dicembre, sono qui a dire che è una sentenza scandalosa, che non ci possono buttare via così dopo averci spremute, dopo averci sfruttate come precarie. Sono entrata di ruolo l’anno scorso, ho passato l’anno di prova e come me 6669 maestre sono entrate in ruolo. Andiamo bene come precarie ma non andiamo bene come insegnanti di ruolo. Noi non ci stiamo, vogliamo lottare unite con tutto il comparto scuola». Tremila presenze in piazza insieme a Cub, Cobas e Unicobas.

Piergiacomo Oderda

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