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LE FOTO. World Meeting of Families a Dublino

di Piergiacomo Oderda

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“Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera”. Le strofe del salmo 141 accompagnano ampie volute di incenso durante la cerimonia di inaugurazione del World Meeting Of Families a Dublino. Le parole dell’arcivescovo Diarmuid Martin commentano Colossesi 3,12, “Rivestiti di sentimenti di misericordia, di pazienza” mentre l’inno ufficiale composto da Ephrem Feelay ripercorre l’inno alla carità “Love is patient”. L’icona portata in pellegrinaggio per tutta l’Irlanda mostra al centro la sacra famiglia che condivide il pasto e la fede, a fianco si depongono le reliquie di santa Teresa di Lisieux e dei genitori, i coniugi Martin. Alla lingua inglese si sovrappone il gaelico, la celebrazione porta il titolo “Le cheile le Crìost” (insieme con Cristo).

Nella prima giornata di congresso ci immergiamo nella pastorale irlandese. Julie Kavanagh (diocesi di Kildare e Leighlin) spiega come i genitori abbiano il compito di “make disciples”, indirizzare i figli a rispondere alla chiamata al discepolato. Joseph Mc Keown (diocesi di Down e Connor) racconta di “essere cresciuto a Belfast nell’epoca dei conflitti. La paura, l’ansia, la mancanza di speranza non sono il modo ideale in cui vivere da bambini”. Rosalinda Cardillo (Confederazione internazionale movimenti famiglie cristiane, Messico) paragona la chiesa domestica ad un autobus; i quattro pneumatici sono la comunità, la formazione, l’impegno sociale e la preghiera. Linda Ghisoni, sottosegretario al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita modera l’incontro sul tema “Ma di tutte la più grande è l’amore”. Si interroga su come mai si parli d’amore nella giornata dedicata al tema “famiglia e fede”. Risponde lo stesso San Paolo, “se possedessi la pienezza della fede ma non avessi la carità non sarei nulla”. Intervengono Giulia e Tommaso Cioncolini per l’ufficio nazionale di pastorale familiare: “la vita donata nell’amore va percepita come dinamica, il tempo vissuto insieme parla di grazia. Le prove non sono un ostacolo alla ricerca della felicità ma un’occasione per far fiorire l’amore degli sposi”. “Le famiglie sono sempre la più concreta delle utopie” sottolineano Anna ed Alberto Friso del Movimento dei Focolari. Spazio ai nonni, secondo consuetudine di papa Francesco di porre l’attenzione sul loro ruolo (una figura col bastone è al centro del logo del World Meeting). Sarah e Declan O’Brien (Focolari, Irlanda) raccontano la loro relazione con i nipotini che vivono all’estero. “I genitori hanno scelto di non istruirli nella fede. Nel tempo che trascorriamo con loro facciamo capire che sono amati. L’unica Bibbia che possono leggere siamo noi”. Caterina e Angelo Russo di Napoli si chiedono “come noi nonni assolviamo il compito di trasmettere la fede”; “fondamentale la dimensione della testimonianza come coppia”.

Si respira dinamismo nella riflessione a più voci sula preparazione del prossimo sinodo di ottobre, “quali potenzialità ha la famiglia per il discernimento vocazionale dei giovani?” domanda mons. Giulietti, vescovo ausiliario di Perugia. “Colmare il divario di linguaggio tra la Chiesa e i giovani” (Teresa Carvalho, Inghilterra e Galles), “capire veramente cosa pensano i giovani per coinvolgerli” (Paul Metzlaff, Germania). L’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols traccia le coordinate dei percorsi di preparazione al matrimonio curando in modo particolare la teologia del corpo e la liturgia.

Una metafora per i lavori del congresso sull’approfondimento dell’esortazione apostolIca “Amoris laetitia” l’ho trovata nella sala 41 della National Gallery. Nella tela “Cattura di Cristo” (1602), Caravaggio si rappresenta nel discepolo che solleva una lanterna per far luce sul volto di Cristo. Il forte contrasto tra luci e ombre, tra l’annuncio della buona notizia e le sfide del mondo contemporaneo appassionano i partecipanti al Meeting di Dublino.

Piergiacomo Oderda

 

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