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Festa “Proxima” di Liberi e Uguali (LeU) e Sinistra Italiana (SI), ai Murazzi a Torino

di Piergiacomo Oderda

 

 

«In questi mesi ho lavorato per mettere a punto un documento di richieste all’Unione Europea che tentasse di affrontare dal punto di vista più concreto e meno conflittuale possibile i problemi aperti». Contraddistinto da eleganza nel linguaggio e nel portamento, Paolo Savona, ministro Affari Europei, sale sul palco della festa “Proxima” di Liberi e Uguali (LeU) e Sinistra Italiana (SI), ai Murazzi a Torino. La proposta riguarda «non l’apertura di una trattativa ma un gruppo di lavoro ad alto livello (ministri o numeri due) per incanalare un dibattito sull’Europa in occasione delle prossime elezioni. E’ la prima volta che l’Italia presenta un documento ufficiale». Savona si è premurato di presentare il dieci luglio scorso le linee del documento alle commissioni di Camera e Senato per ottenere «una legittimazione democratica; è una raffinatezza che sento». Il documento si intitola “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa”, fra i punti trattati sottolinea “la decisione presa a Maastricht di lasciare la politica fiscale nella piena responsabilità degli Stati membri sottoponendola però a vincoli parametrici (deficit di bilancio e rapporto debito pubblico/PIL)”.

L’incontro viene moderato dalla giornalista Daniela Preziosi de “Il Manifesto”; chiede una reazione alla parole del ministro da parte dei convenuti, Sergio Chiamparino, Stefano Fassina (deputato LeU) e Antonio Panzeri (gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e democratici al Parlamento Europeo). Il presidente della Regione Piemonte considera «uno sforzo encomiabile proporre al Consiglio Europeo una tematica di riflessione». Intende aggiungere «la dimensione sociale». Accoglie la proposta di Marco Grimaldi (SI) sulla riduzione dell’orario di lavoro, «la crescita del potenziale di lavoro superfluo renderà obbligatoria la revisione delle politiche del lavoro e del sostegno al reddito delle persone». Daniela Preziosi pone sul tavolo la questione della percorribilità di una modifica dei Trattati europei, resa difficile dalla disomogeneità degli interessi in gioco. Stefano Fassina rileva che «per la prima volta l’Italia presenta un documento che fa analisi dell’impianto del funzionamento del mercato unico comune e dell’Eurozona. Siamo dentro un quadro che non funziona e produce divergenze». Già nel luglio 2014 aveva suggerito di «avviare una discussione a livello di funzionamento dell’impianto piuttosto che negare qualche decimale di flessibilità». Antonio Panzeri sostiene che «un potere maggiore della Banca Centrale Europea, l’armonizzazione di politiche fiscali e una competizione più corretta» avrebbero permesso di governare meglio la crisi, «manca un processo di integrazione». Per realizzare le proposte del ministro Savona occorre «una costruzione di alleanze in Europa. Per cambiare le regole del gioco e alla fine del processo cambiare i Trattati, il governo deve essere in grado di interloquire e non di litigare. La politica deve rimettere al centro il processo europeo».

La giornalista de “Il Manifesto” individua per il ministro il rischio di risultare una voce solitaria se non c’è il lavoro di tutto il governo sull’Europa. Paolo Savona promette di diffondere i Trattati europei nelle scuole sia col cartaceo che per via telematica. Vi si parla di “tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, adoperarsi per uno sviluppo sostenibile, una crescita economica equilibrata; combattere l’esclusione sociale e la discriminazione; promuovere la parità tra uomini e donne”. Manca tuttavia l’indicazione degli strumenti con cui realizzare questi obiettivi. «In Italia, l’incremento del reddito è insufficiente per aumentare l’occupazione (bisognerebbe crescere al tre per cento). L’unico modo per la crescita è aumentare gli investimenti». «Se punto subito alla modifica dei Trattati, se un paese mette il veto… la regata è finita! La costituzione di un gruppo di lavoro non è oggetto di veto o di disaccordo». Secondo Chiamparino, occorre «costruire una riforma radicale della politica europea». Si augura per le prossime elezioni «una ricostituzione della sinistra. Se si va con le attuali divisioni, il “sovranismo” vincerà. E’ una risposta facile, accattivante. Per evitare che anche il Piemonte sia travolto, ho deciso di metterci la faccia», pur disposto a farsi di lato se emergesse una candidatura capace di attirare maggiori consensi.

Piergiacomo Oderda

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