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FOTO. Settimana della scuola

 

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di Piergiacomo Oderda

Il vescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, quando parla con i giovani non si mette a leggere il suo intervento, bensì parla in piedi, a braccio. Siamo alla penultima mattinata con il biennio della scuola secondaria di secondo grado per la Settimana della scuola e dell’Università. Don Roberto Gottardo gli sistema il microfono. Definisce la scuola come «palestra di pace, cultura, libertà, fraternità». Ricorda quando è arrivato a Gaza in Palestina alle otto del mattino, «lungo la strada alla mia destra si susseguivano le rovine della città distrutta. Alla sinistra camminavano i ragazzi per andare a scuola. Alla destra c’era il mondo vecchio che pensa di costruire il domani sulla guerra. Il mondo dei ragazzi vuole costruire un mondo nuovo, diverso». Entrando in Sarajevo, appare un grande cimitero con almeno diecimila tombe. Per raggiungere la scuola fondata dal vescovo Pero Sudar, si percorrono trenta chilometri dove tutti i villaggi e le cascine sono stati bruciati. Svela di andare ogni tanto a trovare i rom. Un ragazzo gli ha proposto di scrivergli una lettera, «così posso parlare da uomo a uomo». Vorrebbe diventare architetto, «voglio costruire tante case per la mia famiglia, il mio popolo». A San Mauro c’è una casa della diocesi dove sono stati accolti venticinque minori, arrivati senza accompagnamento dai barconi. «Sono andato a trovarli chiedendo “cosa volete che io faccia?”. Mi sono meravigliato, “Signor vescovo, vorremmo studiare ed avere tanti amici di giovani italiani”».

Matteo Spicuglia, giornalista RAI, ricorda che la comunità di Sant’Egidio è nata nel 1968 da gruppi di giovani colpiti dalla situazione di povertà della nostra capitale. Daniela Sironi cita la data del 27 ottobre 1986 quando san Giovanni Paolo II ha pensato di invitare tutti i capi delle religioni insieme a pregare per la pace, «scoprire nel cuore di ogni religione la vocazione alla pace». E’ un cantiere aperto a tutti, non solo per specialisti. In un video relativo alla recente iniziativa di Bologna, il rabbino Di Segni chiede «rispetto, non usare Dio come una clava». «Il dialogo non è scontato, va costruito», afferma ancora Sironi, recuperando quattro parole di san Paolo VI, «chiarezza, mitezza, fiducia, prudenza». Accenna alla guerra in Siria «in cui non c’è nessuno che si ponga il problema della pace». L’esperienza dei “corridoi umanitari”, in accordo con il governo, la Federazione Evangelica, la Tavola valdese, permette di portare in sicurezza in Italia bambini e famiglie vulnerabili, ospitate dalla società civile. Senza mezze parole, «è un’esperienza travolgente, tanti italiani di tutte le età anche non credenti o di altre religioni si prestano per dare una mano». Sinora sono arrivate in Italia con i corridoi umanitari 1800 persone, provenienti da Siria, Irak, Corno d’Africa, Sud Sudan, Eritrea. Commovente il video con la canzone in arabo “I nostri cuori battono ancora”, così come le parole di Yolanda Renée, nipote di Martin Luther King, sul «mondo libero da armi».

Una danza con scatole bianche per indicare “custodire, portare, diffondere la pace”, organizzata dalla Casa di Carità Arti e mestieri termina con lo srotolamento dello striscione “I believe in” e il simbolo dei pacifisti. Matteo Spicuglia riporta l’esperienza legata al suo lavoro di raccontare in un minuto e mezzo realtà molto complesse. «Quando si vuole imparare qualcosa di più sulla realtà, bisogna sforzarsi di cogliere le sfumature di una situazione». Marina Lomunno (“La voce e il tempo”) introduce una riflessione sul coltan, un materiale che facilita la trasmissione dei dati sul nostro telefonino. Ha provocato otto milioni di morti in Congo, alcuni video attestano la dura condizione di lavoro di bambini, donne, uomini impegnati a ricavare questo prezioso materiale. Cita un testimone di pace, John Mpalize che ha lasciato il suo comodo lavoro a Reggio Emilia ed è tornato in Congo per avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. C’è ancora tempo per l’esperienza degli artigiani digitali di Engim impegnati nel riuso e nella riparazione di strumenti elettronici.

Piergiacomo Oderda

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