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FOTO. La scuola e il vincolo di bilancio

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di Piergiacomo Oderda

Lorenzo Giustolisi prende la parola nell’assemblea sindacale indetta da USB (Unione Sindacale di Base) all’Istituto Avogadro di Torino. Il crollo del ponte di Genova ha fatto capire cosa significhi la gestione privata, assicurarsi una rendita significativa senza predisporre neanche i minimi accorgimenti di sicurezza. La modifica dell’articolo 81 della Costituzione con l’inserimento del vincolo al pareggio di bilancio voluto dal governo Monti ha rappresentato «il più pesante attacco alla Carta costituzionale». «Esiste la possibilità e la necessità di investimenti a deficit per portare il paese allo sviluppo, per investimenti per la spesa sociale». Per il rinnovo del contratto di lavoro si parlava di «stanziamento unico possibile rispetto ai vincoli dell’Unione Europea. Ma il potere d’acquisto dei nostri stipendi è più basso rispetto ad allora. Calcoliamo che un aumento adeguato per i lavoratori del pubblico impiego ammonti a 250, 300 euro». Giustolisi pone una domanda al centinaio di lavoratori presenti, «se i genitori si rapportano in maniera diversa agli insegnanti rispetto ad un po’ di tempo fa c’entra o non c’entra con lo stipendio che prendiamo?». «Non è sufficiente un’attività sindacale sulla difesa dei diritti, sul riconoscere ai colleghi i giusti emolumenti». Ricorda l’impegno di USB rispetto alla distribuzione del bonus premiale a tutti gli insegnanti, alla formazione in orario di servizio. «Questo sistema che sembrava così solido sta producendo un peggioramento della vita delle classi lavoratrici».

Voce decisa, interviene Alessia Corsi da Milano, insegnante di sostegno presso un Istituto professionale, laurea in filosofia. Il Contratto nazionale è «nato già morto, già scaduto alla firma. L’idea centrale è limitare lo spazio di trattativa. Il nuovo meccanismo del “confronto” è un contentino alle RSU per consentirne lo sfogo». «La parte sindacale esprime una valutazione, un parere non vincolante». Alla contrattazione integrativa partecipano le organizzazione firmatarie del Contratto nazionale, al di là della rappresentatività. «I criteri di assegnazione del personale alle classi, ai plessi è oggetto di “confronto”». «La gestione e l’organizzazione del personale è demandata al Dirigente Scolastico», secondo la posizione dell’Associazione Nazionale presidi. «Alcuni presidi non fanno più neanche approvare il “Piano annuale delle attività”». La parte sulle sanzioni è corposa, basata su una logica “aziendalistica”, «la scuola riceverà meno finanziamenti se i dirigenti non trovano un sistema per ridurre le assenze», qualunque sia il motivo (malattia, corsi di formazione). L’elemento perequativo che incrementa l’aumento stipendiale è stato esteso anche al 2019.

La normativa sull’Esame di Stato elimina «l’obbligo di aver svolto prove Invalsi nel corso del quinto anno e il percorso di Alternanza Scuola Lavoro». «In alcune scuole, nonostante l’Alternanza non sia più un obbligo per l’esame è stato votato di continuare tutti i percorsi fino alle duecento, quattrocento ore come se fosse assodato e pacifico che l’Alternanza debba essere fatta». La prima prova vede una modifica nella tipologia B che consiste in una parte di analisi di un testo esteso e una parte di produzione argomentativa. Scompare il tema di storia, disciplina ridotta ad un’ora nelle classi prime del professionale. Scompare anche la terza prova inserita con la riforma Berlinguer. Si assegnano un massimo di venti punti alle due prove scritte e al colloquio e quaranta punti al credito scolastico. Apre il capitolo sul personale amministrativo, sollecitata da una domanda, «le segreterie sono sommerse da una quantità di lavoro enorme, oberate e sotto organico dai tempi della riforma Gelmini. Si lavora il doppio per lo stesso stipendio. Aumentare l’organico è il vero obiettivo». Un paio di interventi hanno espresso una sorta di spavento e sconcerto sulla proposta politica, «non è detto che l’assenza del vincolo di bilancio si traduca immediatamente in un maggior investimento nel sociale». Giustolisi ricorda come Giuseppe Di Vittorio fosse stato rappresentante della Federazione Sindacale Mondiale. La CGIL ne è uscita per entrare nella Confederazione Sindacale Europea, la stessa che ha imposto a Tsipras di accettare i diktat dell’Unione Europea che in otto anni hanno distrutto la Grecia. Invita alla lettura del testo di Vladimiro Giacché, “Costituzione italiana contro trattati europei: il conflitto inevitabile” (Imprimatur, 2015). Di rincalzo, Alessia Corsi ricorda di essersi impressionata alle parole della strategia di Lisbona, manifesto della politica europea per l’istruzione, «è finito il tempo della conoscenza per la conoscenza, adesso il futuro dell’Europa sarà sulla conoscenza finalizzata all’occupazione, la scuola intesa come strumento per l’addestramento all’occupazione».

Piergiacomo Oderda

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