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“Vivo in una cantina perché non arrivo dall’Africa”. Pinerolo

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 Riccardo Reinaudo, 62 anni compiuti pochi giorni fa, da tre anni è senza casa. O meglio, una casa ce l’ha, è in un condominio, ma questa casa, quando ci “vive”, la vede dal basso verso l’alto. Oltre che a vederla così sente anche i “rumori” della gente che vive nel condominio, sente i rumori delle persone che entrano ed escono di casa. Sente, ma non vede, la vita che “scorre”, che si “muove” sopra di lui. Reinaudo vive in un condominio in via Caprilli a Pinerolo e il “suo appartamento”, però, è una cantina. Sì, proprio così, “vive” in una cantina, vive, dorme, in poco più di cinque metri quadri. Vive sotto terra, e qui ha sistemato una branda sotto la soletta delle scale del condominio. Quando si alza dal letto deve stare attento a non sbattere la testa.  Poco più in là c’è un minuscolo tavolo di fortuna dove ci sono delle candele appoggiate sopra a un piatto. La cera fusa della candela, è diventata un tutt’uno con la stessa, e lascia “intendere” il tempo trascorso. E sono le candele la luce della sua cantina, la “luce” della sua vita, la luce durante la notte sempre più lunga. Sempre più fredda.  Sullo stesso tavolo c’è un altro piatto che gli serve per mangiare quelle poche cose che riesce a portare nella sua casa-cantina. Gli abiti? Sono in un sacco nero, quelli usati per mettere l’immondizia, e altri indumenti sono chiusi in una piccola valigia. Quando mi accompagna a vedere la sua “casa” lo fa con naturalezza. Ha le chiavi dell’ingresso del condominio, entriamo, saliamo pochi gradini e poi, invece di prendere l’ascensore, o le scale per salire ai piani superiori, ci spostiamo a destra e scendiamo le scale. Giù in cantina. Siamo sotto terra. Sempre con le chiavi apre la porta di ferro della sua “casa”: è un sottoscala-cantina senza finestre. Buio pesto. Come il migliore dei padroni di casa mi fa cenno di entrare ma in due, lì dentro, non ci stiamo. Reinaudo mi guarda con i suoi occhi azzurri, occhi che hanno visto cose e momenti felici, momenti migliori, ma anche tristi, sicuramente, ma mai e poi mai poteva immaginare che un giorno, il suo sguardo, si sarebbe posato su un giaciglio, sul suo letto in una cantina. Si vede che è imbarazzato quando parla con me, ma non gli piace fare piagnistei, ha la dignità di un uomo che ha sempre lavorato sodo. Reinaudo non è arrivato a Pinerolo su un barcone dall’Africa, non è un clandestino, né un rifugiato politico. Reinaudo è uno dei tanti italiani rimasti senza casa e senza lavoro, senza più un euro in tasca. Reinaudo, prima della crisi, abitava in via Silvio Pellico a Pinerolo poi è subentrata l’inevitabile realtà di non poter più far fronte alle spese, all’impossibilità di pagare l'affitto. Nel 2011 scatta la procedura di sfratto, e inesorabilmente arriva il momento di lasciare la sua casa. Riceve la lettera di notifica del tribunale di Pinerolo: deve lasciare la casa. Da gran signore qual è non ha battuto ciglio, ed è andato via. In silenzio, senza protestare, ha raccolto le sue poche cose e via, alla ricerca di un nuovo tetto.. Per i primi giorni è stato ospite da un amico, ma l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. Reinaudo da venti anni vive a Pinerolo ma le sue origini sono di Barge, in provincia di Cuneo. Ha tre figli ed è separato. Purtroppo, come spesso capita, la vita riserva sempre delle amare sorprese: “con i miei figli, con i miei parenti, non andiamo d’accordo. Forse è anche colpa mia”. E qui finisce la possibilità di cercare “rifugio” in casa dei parenti.  Reinaudo è un artigiano edile. Parliamo al presente perché è ancora iscritto in quella categoria ma non lavora più. La crisi del settore è stata implacabile. “Non ho ancora l’età per andare in pensione – racconta non senza qualche emozione - non ho un lavoro e non posso nemmeno versare i contributi. La pensione? Mah, mi sa che non la prenderò mai”. L’uomo ha delle mani d’oro, è un muratore raffinato: “so fare di tutto, tutto ciò che riguarda l’edilizia. Pavimenti, tirare su muri, riquadrarli, so fare di tutto. Purtroppo il lavoro manca ed eccomi qui a dormire, a vivere in una cantina.” Per più di un anno ha vissuto come ospite nelle case di alcuni suoi amici, spostandosi, di volta in volta, da una casa all’altra. “Non potevo approfittare della loro amicizia. Un mio amico mi ha parlato dell’Oasi, una struttura di accoglienza a Pinerolo.  Ho bussato e, come dice il Vangelo, mi hanno aperto. Bravissime persone.Poi, quest’anno, ad agosto, hanno chiuso per ferie ed io sono dovuto andare via. Hanno ragione loro, non si può stare per sempre in queste strutture d’accoglienza d’emergenza.” Reinaudo, per rientrare nell’Oasi, deve aspettare almeno un anno. Eppure il comune di Pinerolo non lascia nessuno, non abbandona nessuno, e questo è vero. L’amministrazione comunale è molto attenta a queste necessità. Fa di tutto e di più. Certo, i miracoli non li può fare considerando la drammatica situazione dei senza lavoro e senza casa esistente anche a Pinerolo. “Ho chiesto in comune di avere una stanza mi hanno detto, che ci sono altri prima di me.  Mi sono rivolto agli sportelli del comune. Il CISS, i servizi sociali? Mi hanno stufato. In tutti questi anni ho ricevuto 100 euro.  Fanno solo parole, parole. Forse fanno così con me perché sono italiano, non rompo le scatole, non protesto, non conosco l’amico dell’amico ecc.” In effetti la vicenda di Reinaudo la conosciamo tramite una signora caritatevole che da qualche giorno lo ospita nella sua casa “popolare” di Pinerolo. Ma l’ospite è tale per pochi giorni. Adesso Reinaudo deve ritornare nella sua cantina. “Mi piange il cuore mandarlo via –ci racconta la signora- ma non posso continuare a ospitarlo. L’inverno è già arrivato. Che posso fare? Lei che è un giornalista mi può aiutare? Aiutiamo quest’uomo, per favore”. 

Signor Reinaudo e adesso?
“Cercherò di aggiustarmi come posso, sperando nel buon cuore della gente. Mi sa che morirò prima di avere la pensione”.
Vivere in una cantina non è una soluzione.

“Sempre meglio che stare fuori. Devo ringraziare un mio amico che mi ha dato quella cantina. A dire il vero la dovevo utilizzare solo per mettere le mie cose ma poi non sapevo dove dormire e ho messo una branda. Spero di non creargli dei problemi. Una domanda la faccio io a lei. Devo arrivare dall’Africa per avere una casa e 30 euro al giorno come dicono?

La guerra tra poveri è iniziata.

Nella foto  Riccardo Reinaudo seduto nel suo letto nel sottoscala – cantina dove vive.

Dario Mongiello

direttore@vocepinerolese.it

 

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