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VIDEO.Giorno della memoria. Il ricordo di Sergio Coalova, deportato a Mauthausen

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di Dario Mongiello

direttore@vocepinerolese.it

27 gennaio è il giorno della memoria. Vogliamo ricordare questa giornata con una intervista fatta al pinerolese  Sergio Coalova che è stato internato a Mauthausen. L’intervista è del 2010 ma è sempre attuale.

GIORNO DELLA MEMORIA 2017

Quelli che non ricordano il passato – scrive il sindaco di Pinerolo Luca Salvai - sono condannati a ripeterlo. Una frase incisa in trenta lingue nel campo di concentramento di Dachau. Con queste parole la Città di Pinerolo decide di raccontare la Seconda Guerra

Mondiale e l’Olocausto da un punto di vista nuovo, diverso e non meno forte. La memoria va allenata, va tenuta desta, altrimenti si perde nei mille pensieri, e la storia si fa lontana. 72 anni fa si poneva fine alla Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. 72 anni fa si aprivano i cancelli di Aushwitz, il più grande campo di concentramento d’Europa. Si apriva, con quei cancelli, un’era di speranza. Mai più discriminazioni, per razza, religione, sesso, identità. Tuttavia non sono certamente cessate persecuzioni, omicidi di massa, guerre. La pace registrata per oltre 50 anni in Europa, oggi stride con parole d’odio, muri che si costruiscono, mari che diventano cimiteri. E la Memoria è così un dovere che va coltivato, perché cresca in ognuno di noi la consapevolezza che la pace va costruita attraverso il dialogo e abbattendo i muri, perché là dove c’è memoria, c’è futuro”.

Domani, a Pinerolo, alle ore 16,00 ci sarà un corteo dal Monumento alle vittime della violenza e dell’intolleranza in viale Cavalieri di Vittorio Veneto al Monumento ex Internati in Piazza Marconi con deposizione di corone. Accompagnerà la Banda Musicale A.N.A. di Pinerolo

Ecco le parole di Sergio Coalova

“Sono entrato nel lager di Mauthausen il 5 agosto 1944, come deportato politico; ne sono uscito nel maggio del 1945, in seguito alla liberazione del campo da parte degli americani.

Mi sono sempre ritenuto fortunato per il fatto di essere uscito vivo dal lager e ho vissuto tutti questi anni in pace con me stesso e con gli altri. Ho anche sempre pensato che la mia fortuna non dovesse andare sprecata; per questo motivo ho raccontato la mia storia in un libro, dal titolo Un partigiano a Mauthausen. In esso parlo della mia esperienza di partigiano, della mia cattura nel marzo del 1944, della mia detenzione alle Nuove di Torino, poi a Fossoli, quindi a Bolzano, infine a Mauthausen.

Il libro è stato pubblicato nel 1985; da allora ho iniziato a portare la mia testimonianza nelle scuole, ad accompagnare gli studenti nei viaggi della memoria in Germania e in Austria e a raccogliere i documenti che costituiscono la mostra qui presentata, che dal 27 gennaio 2001 espongo nelle scuole, nelle sedi dei comuni e delle associazioni.

A chi mi chiede perché ho aspettato tanto a parlare rispondo con le parole di un deportato, citate da Anna Bravo e Daniele Jalla: «Raccontare poco non era giusto, raccontare il vero non si era creduti. Allora ho evitato di raccontare. Sono stato prigioniero e bon – dicevo».

Il presidente del Senato Pietro Grasso:

"Stück, che in tedesco significa pezzo. Un essere umano, - scrive Grasso -.  la cui unica colpa era quella di non essere 'ariano', considerato alla stregua di un rifiuto da smaltire. Di un pezzo di una folle e spietata industria della morte. La shoah è stata questo: un'atrocità difficile anche solo da immaginare che ha umiliato l'umanità nella sua intimità e lasciato segni indelebili di dolore e sofferenza. Non dobbiamo dimenticare. Mai".

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