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Biblioteca Alliaudi di Pinerolo, il CeSmap e La Stampa ricordano Emilio Salgari

18/09/2012 16:45

 

Per chi affronta su Corso Casale a Torino il tratto tra la Madonna del Pilone e l’incrocio con Corso Chieri, il traffico può non rappresentare l’unica preoccupazione. Volgendo lo sguardo al n. 205, con emozione si rintraccia la lapide che ricorda la casa dove visse Emilio Salgari prima di spegnersi, suicida nel 1911. La Biblioteca Alliaudi gli ha dedicato uno spazio nella mostra recentemente conclusasi dedicata a “L’Universo degli Indiani d’America, cosmologia, vita quotidiana e sopravvivenza dei popoli delle grandi pianure”  (vedi video di presentazione sul sito di vocepinerolese.it) e, a 150 anni dalla nascita (1862), La Stampa e l’editore RBA Italia propongono l’uscita di trenta romanzi, pescando qua e là fra i cicli narrativi. In particolare segnalo le uscite 15, 17 e 19 “Sulle frontiere del farwest”, “La scotennatrice”, “Le selve ardenti”, più vicine alle tematiche affrontate dalla mostra pinerolese curata da Davide Seglie ed Enrico Comba, in relazione all’immaginario europeo sulle storie degli “indiani” americani. “I misteri della jungla nera” è il romanzo con cui si è avviata la raccolta. Venne pubblicato a puntate sul giornale “Il telegrafo “ di Livorno con il titolo “Gli strangolatori del Gange”, a partire dal 1887, poi su “La Provincia di Vicenza” come “Gli amori di un selvaggio”. Il volume uscito con La Stampa fa riferimento all’edizione del 1903 di Antonio Donath (Genova). Il protagonista è il (super) eroe Tremal-Naik, cacciatore di serpenti, affascinato dalla bella Ada, prigioniera della setta dei Thugs, che ne hanno fatto una sacerdotessa della dea Kali. Incredibile il ritmo narrativo, buona alternativa ai giochi di avventura da play station. Colpi di scena, duelli all’ultimo sangue, con l’apparizione della fedele tigre Darma. Quanto fa riflettere è la dovizia di particolari sul mondo indiano, dalle imbarcazioni ai fiori, dai serpenti ai cibi. Vengono persino citati i più sconosciuti strumenti musicali, tamburi , strumenti a corde. Salgari non visitò mai le terre di cui narra, certamente gli venne in aiuto la fantasia ma vi fu certamente una faticosa attività di ricerca e documentazione, prima presso la Biblioteca di Verona e poi presso la Biblioteca Civica della Cittadella di Torino, presso la quale si recava ogni giorno in tram. Già il nome della tigre richiama un concetto base delle religioni hindu, la verità. Si descrivono le abluzioni del sacerdote bramino, le usanze delle luci lasciate alla corrente del fiume, i pellegrinaggi, i bagni di purificazione, le incarnazioni (avatara) di Visnu, le terribili raffigurazioni della dea Kali. Il testo è accompagnato da diciotto disegni a china del pittore Giuseppe Gamba (l’illustrazione di copertina è di Alberto Della Valle), le stesse illustrazioni che animavano la curiosità del lettore nel 1903. Il disegno a pag. 229 ritrae il cavallo su cui montano Nagor e Tremal-Nike, colpito dai “sipai”. Scrive Salgari: «Il cavallo fece un salto innanzi, mise un nitrito soffocato e cadde trascinando a terra coloro che lo montavano». Lo sforzo muscolare del cavallo morente può essere paragonato al monumento equestre di Ferdinando di Savoia, duca di Genova, opera di Alfonso Balzico, al centro di Piazza Solferino a Torino. Allo stesso pittore, Giuseppe Gamba, scrisse Salgari, lamentandosi per la situazione lavorativa a cui lo costringevano gli editori: «Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di leggere e correggere». La metafora del vapore richiama sia il grande inseguimento di cui è protagonista Tremal-Naik sulla nave cannoniera Devonshire, alla caccia del capitano Macpherson che solo in extremis rivelerà di essere il padre di Ada, sia la passione del mare, Salgari studiò due anni presso l’Istituto Tecnico Nautico “Paolo Sarpi” di Venezia ma non si presentò agli esami di settembre, diremmo oggi che aveva tre debiti da recuperare. Nella biblioteca Alliaudi si trova un’edizione Einaudi de “I misteri della jungla nera” del 2004 con prefazione di Ernesto Ferrero.

Piergiacomo Oderda

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