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“Chiesa sinodo famiglia”. Don Maurizio Gronchi

08/03/2016 18:13

Don Maurizio Gronchi ha partecipato in qualità di esperto alle due Assemblee sinodali del 2014 e del 2015 sulla famiglia. Pubblica per i tipi della Libreria Editrice Vaticana un libretto dal titolo “Chiesa sinodo famiglia”. Il card. Lorenzo Baldisseri, nella prefazione, esprime la fiducia «che il Santo Padre saprà sapientemente raccogliere l’eredità sinodale in un documento in grado di orientare il cammino della Chiesa universale». La sinodalità, «espressione della partecipazione di tutto il popolo di Dio all’evangelizzazione sotto la guida dei Pastori, uniti “cum et sub Petro”» può operare a diversi livelli «anzitutto nelle Chiese particolari».

Nell’introduzione del sacerdote pisano l’esperienza delle assemblee sinodali è definita «preziosa e straordinaria», l’itinerario intrapreso dalla Chiesa «complesso e coraggioso», «ampio» il riscontro ecclesiale espresso dalle risposte al primo questionario, confluito nell’ “Instrumentum laboris” di giugno 2014; «fervida» l’attività di riflessione e studio, di recezione ed approfondimento nel periodo intersinodale che aveva dato origine al secondo “Instrumentum laboris”, punto di partenza per l’assemblea dello scorso ottobre.

Quattro capitoli, il primo è dedicato all’evoluzione del Sinodo dei vescovi di cui si è celebrato il cinquantesimo anniversario dall’istituzione (“motu proprio” di Paolo VI, “Apostolica sollicitudo”, 15/9/1965). La periodica convocazione consente di «rintracciare la maturazione dell’eredità conciliare». Uno sguardo alla storia della Chiesa: il canone V del concilio di Nicea (325, da cui il “simbolo niceno-costantinopolitano”) riporta il decreto di tenere due volte all’anno dei sinodi «affinché tutti i vescovi della stessa provincia riuniti al medesimo scopo discutano questi problemi». E’ utile anche il raffronto esegetico con “comunità in cammino” che traduce il termine greco “synodia” «usato da Luca per la carovana in cui Maria e Giuseppe cercano Gesù dodicenne (Lc 2,44)». Don Gronchi si chiede se le conclusioni dell’Assemblea sinodale riescano veramente ad incidere sulla prassi ecclesiale e si sofferma sul discorso di papa Francesco tenuto il 17 ottobre scorso. Il coinvolgimento del popolo di Dio chiamato a rispondere ai due questionari va inteso nel «senso soprannaturale della fede della “universitas fidelium”, per il quale il popolo di Dio è infallibile “in credendo” (cfr. Evangelii Gaudium, 119), strettamente connesso all’esercizio della collegialità episcopale, dunque al magistero della Chiesa». Ancora dalla storia della Chiesa, dal concilio di Calcedonia del 451 (Gesù è vero Dio e vero uomo) si trae una preziosa indicazione di metodo, «distinguere senza separare e unire senza confondere», da applicare al rapporto tra dottrina e pastorale.

Gli altri tre capitoli ripercorrono il cammino sinodale, la terza assemblea straordinaria (“Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”), il periodo intersinodale, la quarta assemblea ordinaria (“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”). Tre accenni trasversali sul coinvolgimento, le famiglie ferite, la famiglia in generale.

«Le libere e spontanee “osservazioni” indirizzate direttamente alla Segreteria generale che i singoli fedeli, le associazioni, i gruppi e i movimenti ecclesiali si sono sentiti di suggerire» e i “contributi” di studio offerti da istituzioni accademiche sono segno di quello che era lo scopo del primo appuntamento sinodale: «coinvolgere in modo più ampio tutta la Chiesa, al fine di individuare un percorso comune, il più condiviso possibile». A ciò, recuperando Dei Verbum 8, mirano «la contemplazione e lo studio dei credenti» (la riflessione teologica), «l’intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali» (“sensus fidei” di tutti i fedeli), «la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità» (il magistero).

«La cura pastorale dei figli più fragili e feriti» comporta l’impegno dell’integrazione delle famiglie ferite nella comunità ecclesiale. Un esempio, «occorre riflettere dapprima sui servizi liturgici di lettore e di ministro straordinario dell’eucarestia. Mediante l’esercizio di tali funzioni ecclesiali, ogni fedele può ricevere la grazia della illuminazione interiore, mediante il contatto nella fede con la Parola di Dio e l’eucarestia, sia per la propria che per l’altrui edificazione, che si esprime in un umile servizio alla comunità radunata dal Signore, sempre costituita da peccatori chiamati alla conversione».

Infine, «ciò che è veramente in gioco, nel mondo di oggi e nella società umana, è la sfida della rigenerazione di relazioni autentiche, illuminate dal vangelo della misericordia e della verità, siano esse sane o ferite, realizzate o imperfette, felici o smarrite. Invece di mettere in forse o depotenziare la famiglia, rendendo gli individui soggetti deboli da assistere anziché attori che generano e rigenerano il capitale umano della società stessa, occorre riconoscere che la famiglia non è il problema, ma la risorsa della società».

Piergiacomo Oderda

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