Facebook Twitter Youtube Feed RSS

Il conte di Cavour. Cenni di storia. Cavour

28/08/2018 15:36

di    Dario Poggio    

Parte prima

 

La cittadina di Cavour, suggestivo angolo del vecchio Piemonte, vanta una storia antichissima testimoniata dai molti reperti che ci raccontano un passato pluri millenario ( dai primi abitatori della Rocca post neolitici, ai liguri , ai celti ai romani della Caburrum-Forum Vibii, al medioevo con il castello "cittadella dei Savoia-Acaja ", alla potente Abbazia di Santa Maria, alle dimore di Giolitti ecc..ecc.. ) eppure la sua fama , la sua notorietà ( addirittura internazionale )  non è legata tanto a questi ricordi storici o al successo delle più recenti manifestazioni commerciali come " Tuttomele" e " Cavour carne" ( cresciute esponenzialmente fino a diventare punti di riferimento per produttori e consumatori di tutto il Piemonte ) ma principalmente all'abbinamento come " predicato nobiliare " al più grande statista italiano ossia Camillo Benso , il conte di Cavour.

La storia ci riporta (in estrema sintesi) che Michele Antonio Benso, figlio di Pompilio Benso conte di Callarengo e di Isolabella nel 1649 acquistò per 20.000 lire il marchesato della cittadina di Cavour dando vita al ramo dei marchesi di Cavour.

Questo ramo principale si estinse e pertanto i beni del marchesato di Cavour passarono al Regio Patrimonio. Tuttavia i Benso riuscirono il 13 ottobre del 1742 con una supplica al Re Carlo Emanuele a riottenere con " Regie Lettere Patenti" l'investitura formale del "Luogo, feudo, territorio, e giurisdizione di Cavour con titolo e dignità marchionale".

Con la rivoluzione francese i Benso persero nuovamente il titolo marchionale, ma durante il successivo periodo di dominazione napoleonica godettero di grande fama divenendo " Dignitari dell’Impero" (seppero accattivarsi la simpatia del principe Borghese marito della sorella di Napoleone la bellissima e libertina Paolina che sarà poi la madrina del nostro Camillo Benso).

con la " Restaurazione " post-napoleonica con grande abilità politica si riavvicinarono ai Savoia tanto che nel 1814 furono reintegrati nuovamente nel titolo di marchesi di Cavour e nei diritti conseguenti sul territorio.

Camillo Benso nacque il 10 agosto del 1810, secondogenito del marchese Michele e della contessa Adèle de Sellon. Alla morte del padre secondo le regole nobiliari di trasmissione di un titolo marchionale (m.p.r.), questo spettò al primogenito Gustavo. Camillo essendo secondogenito non ne aveva diritto (si sarebbe dovuto chiamare genericamente " Benso dei marchesi di... “, ma secondo l'usanza francese dell'epoca gli venne attribuito " di cortesia " il titolo nobiliare di un livello inferiore. Quindi, conte di Santena ma egli preferì conte di Cavour (nome più francesizzante) e come tale passerà alla storia.

Una storia che lo vedrà grande protagonista ma che molti tentarono di sminuire.

Nel 2011, in occasione delle manifestazioni per i 150 anni dell'Unità d' Italia, l'allora Presidente Giorgio Napolitano rendendo omaggio alla tomba di Camillo Benso a Santena ebbe occasione di pronunciare un discorso commemorativo che fu un’encomiabile lezione di storia patria

   

In occasione dell’ultima visita a Torino ed a Santena (giugno 2010) per rendere omaggio alla tomba di Camillo Benso conte di Cavour, il Presidente Giorgio Napolitano ha pronunciato un discorso commemorativo che è stato un’encomiabile lezione di storia Patria.

 

Il presidente, con il suo intervento, stemperò l’ondata di polemiche che, da lungo tempo, caratterizzava l’interpretazione storico/politica del periodo Risorgimentale.

Polemiche sollevate in ottica di nostalgie meridional-borboniche di passata memoria (ma riemerse con interpretazioni e derive sud-separatiste) e polemiche su un “cavourismo” dalle vedute “esclusivamente nordiste” che avrebbe, suo malgrado, ceduto il passo all’unità d’Italia solo di fronte all’evoluzione inarrestabile dei fatti.

Disse, infatti, il Presidente Napolitano “Il processo di avvicinamento all’Unità d’Italia e il suo coronamento, non sopportano qualsiasi rappresentazione restrittiva o unilaterale: se non si vede come potrebbe concepirsi un qualche oscuramento del ruolo di protagonista di chi guidava il Governo di Torino, egualmente insostenibile sarebbe qualunque menomazione della ricchezza e della molteplicità di volti e di apporti che compongono la storia del movimento e del processo unitario”.

Il riconoscimento, dunque, del fondamentale ruolo di lucido timoniere esercitato da Cavour nel nostro risorgimento, un piemontese con una visione nazionale ed europea, un giovane e geniale politico che giocò una partita dura, in alcuni momenti anche molto pericolosa (per lui ma soprattutto per i destini del piccolo Stato Sabaudo) ma alla fine vincente.

“Non si può giocare a fare i garibaldini, i democratici, o i rivoluzionari contro i moderati cavouriani, né a separare il ruolo guida svolto da Cavour, fermo restando il riferimento all’autorità del Re, dall’iniziativa di Garibaldi, dagli impulsi di Mazzini, dalle intuizioni di Cattaneo…”. 

Cavour, finalmente sdoganato dall’indifferenza e spesso dalle faziosità critico/politiche in cui era stato volutamente rinchiuso per molti anni.

Anticonformista, amante della bella vita, delle belle donne e della buona cucina aveva una particolare attrazione verso l’Inghilterra e verso le nazioni europee dove vigeva la “Costituzione” che egli vedeva come la principale fonte di progresso e di libertà.

I numerosi viaggi e soggiorni a Londra e Parigi compiuti in gioventù rafforzarono le sue propensioni liberali. Cavour era anche molto attratto dalle scienze, dalle nuove tecnologie e dalle moderne iniziative industriali.

Camillo Benso vedeva come “fumo negli occhi” i tentativi estremistici, sovversivi e rivoluzionari per arrivare ad un processo di rinnovamento politico europeo ed italiano ed aveva la chiara consapevolezza che l’Europa stava vivendo un’epoca di trasformazione profonda dovuta alle nuove tecnologie, alle nuove idee ed al formarsi di una nuova coscienza sociale, ancora agli albori, ma comunque già inarrestabile.

Cavour era quindi un “moderato razionale ed aristocratico progressista” contrario sia agli assolutismi clericali sia agli assolutismi/ immobilismi politici dei vari stati italiani.

Il disegno unitario nazionale di Cavour fu “aperto, dinamico e razionale” e seppe cogliere tutte le opportunità che politicamente gi si presentarono nel contesto dello scenario europeo. 

 Dario Poggio    

Nella foto il conte di Cavour e  Paolina Bonaparte madrina di Camillo Benso

 

 

Commenti