Facebook Twitter Youtube Feed RSS

“Monte Verità. 1900, il sogno di una vita alternativa” di Stefan Bollmann

25/05/2019 9:37

La proiezione di una serie di fotografie con accompagnamento musicale costituisce l'originale introduzione al testo “Monte Verità. 1900, il sogno di una vita alternativa” di Stefan Bollmann (Edt, 2019; edizione originale nel 2017). Enrico Arosio intervista lo scrittore nella sala internazionale del Salone del Libro. Il saggio indaga la storia del Monte Verità, un'esperienza di vita alternativa originatasi a inizio Novecento nella Svizzera italiana, sopra Ascona: «una comunità di utopisti, sognatori, alternativi, vegani e naturisti», nel periodo fra il 1901 e la fine della prima guerra mondiale. Si parla nel libro del quartiere di Schwabin a Monaco di Baviera, «la città con il maggior numero di artiste donne giovani». Le sorelle Hoffmann fanno parte di questa cerchia. «Schwabin non bastava, c'erano atelier di artisti ma volevano un'altra vita. Insieme ad un gruppo di altri giovani a piedi hanno attraversato le Alpi e hanno cercato un posto dove vivere». Volevano stare vicino alla natura, vestire abiti leggeri, girare scalze o con i sandali, non costrette nei corsetti com'era uso per le donne. Partono in cinque con gli zaini e trovano il Monte Verità che allora si chiamava “collina verde”.

«Perché si è innamorato di questo tema?». «Da studente, spesso e volentieri sono stato ad Ascona, un piccolo villaggio nel ticinese». Il tema è in analogia con la passione di adesso, «wellness, naturopatia, ecologia, medicina alternativa, veganismo. Al Monte Verità si incontrano tutte queste tematiche». I personaggi principali sono Ida Hoffmann, pianista, Henri Oedenkoven, figlio di un industriale belga, Karl Gräser, militare proveniente da una lontana provincia orientale dell'impero austroungarico, la Transilvania. Arosio nota il “realismo” di Ida, una donna che si impegna per l'uguaglianza dei diritti tra uomo e donna, per l'abolizione del matrimonio come istituzione regolata da Stato e Chiesa; Karl Gräser vive invece l'”idealismo” puro dell'antisistema. Bollmann sottolinea come non appena questi giovani hanno trovato il Monte Verità, iniziano a litigare tra di loro. Fuggono dalla civiltà, arrivano in un posto meraviglioso, il figlio dell'imprenditore di Anversa ha i soldi e vuole costruire un sanatorio per dare la possibilità di guarire ai malati, a chi soffre di stress. Karl Gräser vuole tornare al primitivismo, cercano di condurre una vita senza soldi ma devono andare dal medico perché un dente fa male alla sua compagna. Pagherà il dentista cantando una canzone!

Enrico Arosio enuclea le costanti della vita alternativa, girano nudi, adorano il sole, «sono antesignani della cultura del corpo libero, praticano medicine alternative». Arriva anche qualche psicologo, come Otto Gross, «allievo irregolare di Freud», uno dei primi psicanalisti. Anche molti anarchici italiani ricercati dalla polizia vengono accolti a Monte Verità.

Herman Hesse fu ospite tre settimane nel 1907, l'incontro inizia proprio con una sua citazione: “Vivo nel mio rifugio nudo e attento come un cervo. Da tre settimane non so che cosa siano un letto, un fuoco, la carne, la verdura, i condimenti, cucchiaio o forchetta, scodella o boccale”. Vi cercano nuova ispirazione pittori dadaisti da Zurigo e si tenevano festival di danza. Casa Anatta (dal sanscrito, Non-sé, affrancamento dall'io) ha un'audace terrazza piatta, un solarium. Siegfrid Gredion, antesignano dell'architettura moderna, la prese come «un esempio di architettura liberata».

 

Piergiacomo Oderda

Commenti