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Seconda parte della ricerca storica su Cavour nel medioevo. "Chiusi tra le mura e la Rocca"

29/10/2019 12:23

di Dario Poggio. La seconda parte della ricerca storica su Cavour nel medioevo. "Chiusi tra le mura e la Rocca"

 

di Dario Poggio

Parte seconda

Fortunatamente non tutti i "Dominus"  erano assetati di soldi... e di potere, molti esercitarono i loro privilegi in modo meno oppressivo, ed in alcuni casi come a Cavour , delegarono a dei cittadini l'esercizio di alcune funzioni come quelle sancite nell' Editto promulgato nel giugno del 1337 che stabiliva in Cavour l'istituzione di una "Società popolare per la difesa della terra e la punizione dei malfattori"; società investita di imperio e partecipante al governo del paese per mezzo di quattro cittadini eletti dal popolo (uno dei primi esempi di istituto democratico). Il diritto di mero imperio secondo i legislatori, era nel medioevo, la potestà di punire anche con la morte i rei. Infatti, a titolo di esempio, nel 1387 i membri della società popolare cavourese valendosi di tale diritto fecero condannare alla fustigazione e al taglio di un orecchio Giovanni Gastaldi di Novachia perché reo di assassinio. Sotto l'Ala cavourese si può ancora oggi vedere la " Pietra della vergogna " dove venivano incatenati con il fondoschiena scoperto (alla mercé dei cittadini che potevano liberamente percuoterli) i bestemmiatori e coloro che avevano fatto fallimento. Per i ladri di strada invece gli statuti prevedevano " Il colpevole sarà bandito perpetuamente dal paese. I suoi beni saranno requisiti dal Signore locale. Se finirà invece nelle mani del Giudice o Rettore sarà fustigato con un minimo di 50 colpi se non pagherà soldi 100 di multa". Pene ben più dure, (come già citato) fino alla morte per decapitazione con un colpo di mannaia (privilegio spettante ai soli nobili) od impiccagione, erano riservate a coloro che commettevano reati e delitti più gravi. Famosa a quei tempi era la "Compagnia della Misericordia" formata da cittadini volontari indossanti una tunica nera ed incappucciati, compagnia che era adibita ad aiutare e soccorrere i carcerati ed accompagnare al patibolo i condannati a morte, esecuzioni che venivano solitamente fatte il giorno di mercato per la massima visibilità e pubblicità del rito che doveva servire da monito per tutti. Per fare un esempio, le forche di Pinerolo nel 1357 si trovavano " Ad pascherium ixta Leminamam ad eundum versus Monasterium" in pratica verso Abbadia Alpina. Furono spostate dalla piazza centrale in quanto si tenevano in quel periodo molte esecuzioni ed il conseguente fetore disturbava eccessivamente la popolazione. I condannati alla forca rimanevano infatti appesi fino a che non cadevano a brandelli e severissime pene erano previste a chi osava togliere il cadavere dalla forca per dargli pietosa sepoltura.

Ma, in quel lontano periodo dove la vita era scandita dal ritmo continuo delle guerre, in quei tetri castelli i signori trovavano anche il tempo di dilettare lo spirito e saziare il corpo con tornei, battute di caccia, grandi abbuffate, feste, raduni di poeti, di musici provenzali, di giullari, di attori e commedianti. Nell'ampio camino del castello la carne di cacciagione arrostiva lentamente sul fuoco spandendo nell'aria allettanti profumi. I popolani nel borgo sottostante invece dovevano accontentarsi di sentirne il profumo... mangiando, per lo più, pane duro, castagne, cacio e polenta. Tuttavia anche i popolani in qualche modo si "aggiustavano” grazie al fatto che la superficie del territorio era molto vasta (5045 ettari), anche se nel medioevo non era certamente tutta coltivata, ma comunque grazie alla proverbiale operosità dei contadini piemontesi la terra dava prodotti non solo sufficienti per i loro modesti bisogni (della popolazione cavourese) ma addirittura per l'esportazione in altri comuni limitrofi come certificato da documenti commerciali dell'epoca. Oltre al potere dei " Dominus " vi era poi il potere " Spirituale e Temporale " della Chiesa esercitato a Cavour per conto del Vescovo di Torino dall'Abate dell'Abbazia di Santa Maria situata poco fuori le mura. L' Abbazia cavourese in virtù di donazioni, lasciti e consegne nel corso degli anni ebbe notevolissimi possedimenti terrieri (che affittava a mezzadri) che si estendevano in molti comuni limitrofi ma anche lontani fino in valle Susa, valle Varaita, val Mala ecc.. Nei territori di competenza dell'Abbazia veniva praticato oltre all'agricoltura anche l'allevamento del bestiame il cui sviluppo consentì una attività di commercializzazione di prodotti come carne, lana, cuoio e formaggi fornendo all'Abbazia anche un ruolo di importante polo commerciale. L'investitura di Abate  comportava, quindi , un notevole potere Temporale ( oltre che Spirituale ) ed effettivamente esistono molti dubbi su chi detenesse di fatto il maggior  potere pubblico ( amministrativo, giuridico ed anche  militare) nella Cavour medioevale; ossia se spettasse al dominus Comitale o Signorile ( normalmente il castellano sulla Rocca  delegato dai conti di Savoia o Acaja ( vedi i rotoli della Castellania di Cavour conservati presso l'Archivio di Stato di Torino )  o se fosse invece principalmente nelle mani dell'Abate di Santa Maria delegato dal Vescovo di Torino. Infatti l'organizzazione delle terre era nominalmente soggetta all'Imperatore ed ai suoi Vassalli (Savoia, Acaja...) ma di fatto sotto una sorta di supervisione del Legato Pontificio che aveva competenza sulle Diocesi e sulle Abbazie. In alcune occasioni le diatribe tra il castellano comitale della Rocca e l'Abate di Santa Maria arrivarono quasi all'uso delle armi. A disposizione dell'Abate vi erano infatti anche degli armigeri per la riscossione delle decime, delle tasse e per far rispettare le sue decisioni giuridiche.  Tuttavia, fin dall'antico medioevo, bisogna ben dirlo, a Cavour si erano dati pensiero per i poveri infermi e per questo fu costruito ed aperto l’Ospedale con atto del 21 aprile del 1351 nominando rettore messer Franceschino Coluxati. Questo primo semplice ricovero contava però solo quattro posti letto e cento scudi annui di reddito. Ma, al di là di questa lodevole istituzione, la vita dei comuni mortali nel medioevo era comunque durissima, pesante e priva molto spesso di qualunque soddisfazione.  Povertà, sporcizia, malattie, epidemie, carestie e le continue guerre tra i Savoia, gli Acaia, i Saluzzo ed i marchesi del Monferrato decimavano la popolazione tanto da far scrivere sulla Cavour medioevale: "Il suo passato...solo alcuni brevi momenti di respiro in una storia travagliata e tragica seppur gloriosa”.

Per non parlare poi dei periodi successivi...

 

Dario Poggio

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