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Il Forte di Fenestrelle e le teorie neoborboniche smentite dal prof. Barbero"

28/01/2021 18:29

Il Forte di Fenestrelle. "La grande muraglia pinerolese e le teorie neoborboniche smentite dal prof. Barbero"

 di Dario Poggio

Il Forte di Fenestrelle è stato, sicuramente, la più imponente opera fortificata alpina mai edificata dai Savoia, un’opera creata allo scopo precipuo di sbarrare l’accesso della val Chisone e del pinerolese agli eserciti invasori.

Il luogo scelto per l’edificazione, tra gli speroni di roccia dell’Orsiera e del monte Albergian, era davvero eccezionale, non esistendo punto migliore ed adatto per bloccare la valle.

Chiamato la “grande muraglia piemontese” l’immenso gigante armato del forte di Fenestrelle è 

una costruzione incredibile e possente, vera meraviglia dell’arte edificatoria militare e dell’ingegno umano (1.300.000 mq. di superficie che si inerpicano sul costone dell’Orsiera per635 metridi dislivello).

Così la descrisse Edmondo de Amicis quando la vide per la prima volta : “ Uno dei più straordinari edifizi che possa mai aver immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorta di gradinata titanica che dalla cima di un monte alto quasi duemila metri vien giù fin nella valleun ammasso gigantesco e triste di costruzioni , che offriva non so che aspetto misto di sacro e di barbarico , come una necropoli guerresca  o una rocca mostruosa  , innalzata per arrestare un ‘invasione di popoli , o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella davvero.”

Per secoli il “Forte” è stato il muto guardiano e difensore delle nostre contrade, ma anche una grande caserma e purtroppo un “carcere” di rigore, un luogo di sofferenza e di dolore per quanti vi furono imprigionati e deportati.

Oggi, Fenestrelle, persa la sua valenza preminente di sentinella armata e di duro carcere, è diventato un museo, un luogo di cultura, un luogo di memoria, un grande contenitore di storia e di vicende umane.

La sua lunga storia inizia nel 1692 quando, il generale francese Catinat, intuendo la grande importanza strategica del luogo, diede inizio ai lavori per edificare un imponente opera difensiva: il Fort Mutin (progetto dell’architetto militare francese Laparà de Fieux). 

Questo forte, a pianta stellare, presidiava prevalentemente il fondo della valle Chisone (sul risalto dell’Andour) ma era dominato dalle cime circostanti e lasciava quindi la possibilità, ad un eventuale assediante, di bombardarlo dall’alto.

Il forte divenne operativo nel 1705 e, durante la guerra per la successione al trono di Spagna, subì l’assedio delle truppe piemontesi guidate dal Duca Vittorio Amedeo.

Dopo quindici giorni di assedio, il forte Mutin, pesantemente bombardato dai piemontesi capitolò all’alba del 31 agosto del 1708.

Passato di mano , Vittorio Amedeo II , affidò nel 1728 all’architetto Ignazio Bertola ( a cui seguirono negli anni Amedeo Varino deLa Marche, quindi il Rana, il Pinto e Nicolis di Robilant)  la ricostruzione del forte che fu  ampliato enormemente  trasferendo tutte le difese lungo l’impervia dorsale dell’ Orsiera  con un sistema di più forti ( forte delle Valli , forte Tre Denti e forte San Carlo ) collegati tra loro dalla scala coperta , un opera unica e suggestiva lunga oltre 4000 gradini che s’inerpica sulla montagna in una galleria artificiale  dotata di moltissime ridotte e possenti cannoniere di difesa .

 I lavori di ampliamento ed edificazione continuarono sostanzialmente fino alla fine del XVIII secolo, rappresentando un cantiere di lavoro per migliaia di valligiani.

Nel 1836 venne realizzato l’ultimo “forte” dell’imponente complesso di Fenestrelle   il “Carlo Alberto”, edificato per sbarrare la strada del colle del Sestriere e per dominare con i suoi pezzi d’artiglieria il fondovalle.

(Il “Carlo Alberto” nel 1944, ormai disarmato, venne fatto saltare parzialmente in aria dai partigiani della divisione "A. Serafino" che lo minarono allo scopo di rallentare l'avanzata delle truppe tedesche che avevano lanciato una operazione antipartigiana nella zona).

A lavori completamente ultimati il forte di Fenestrelle risulterà un immenso “Gigante armato” una fortezza assolutamente inespugnabile: “La Grande Muraglia Piemontese”.

Nella sua lunga storia, il “Forte” svolgerà la sua funzione “dissuasiva e difensiva “con grande efficacia, infatti nessun esercito oserà mai saggiarne la potenza e la resistenza.

Il “Fenestrelle” rappresenterà per tutti gli invasori un vero ostacolo insuperabile costringendoli a rinunciare ad attaccarlo ed assediarlo per l’estrema difficoltà dell’impresa (a titolo di esempio riportiamo l’imponente armamento in dotazione del forte intorno all’anno 1785: 84 cannoni di bronzo a lunga gittata, 18 mortai, 49722 palle da cannone, 3429 bombe, 13730 granate, 15857 rubbi di polvere da sparo e 1800 uomini di guarnigione).

La grande muraglia “Piemontese “, per la sua incredibile forza di invincibile baluardo, non assistette quindi, nella sua lunga storia, ad assedi o battaglie ma godette, anzi, di lunghi periodi di tranquillità e sicurezza tanto che divenne il triste luogo, in alcuni momenti storici, di prigionia per criminali comuni, prigione di stato per reati politici e, durante il Risorgimento, per i prigionieri borbonici delle guerre d’indipendenza.

La segregazione a Fenestrelle incuteva, a quei tempi (dai primi del ‘700 alla metà del ‘900), tanto timore da esser paragonato alla tristemente famosa “Siberia”.

E’ molto nota la lunga e toccante testimonianza (oltre 40 pagine del suo diario) del primo illustre recluso alle “Fenestrelle “.

Si tratta del segretario particolare del Pontefice Pio VII, il cardinale Borromeo Pacca, che fu recluso dai francesi dal 6 agosto del 1809 al 5 febbraio del 1813 (a seguito della diatriba tra

 l ‘Imperatore francese ed il Papa che portò, per un certo periodo, al sequestro dei beni ecclesiastici ed all’arresto in fortezza dell’élite religiosa romana).

Scrive il cardinale: “Penose ivi riescono le notti d’ inverno per la loro lunghezza …ed il tristo silenzio …non è interrotto che dai fischi de’ venti impetuosi o talvolta dallo scroscio spaventevole cagionato dalla caduta di grandi massi di neve …dagli urli di animali feroci che spinti dalla fame si accostano alle mura del forte…”   ed ancora descrivendo la sua prigione “le mura nere ed affumicate …e dal pavimento fino all’altezza ove suole terminare il fregio di pittura detto zoccolo erano imbrattate e sporche di ributtanti avanzi di cose fetide e stomachevoli…. Il pavimento, poi, era di tavole mezzo fradice coperte di untume, e proprie ed esser tane di topi, come erano di fatto…”.

Dopo il cardinale Pacca furono molti i personaggi , anche illustri,  che furono rinchiusi per cospirazione o per motivi ideologici per periodi più o meno lunghi nel forte, ne citiamo, a titolo di  esempio, solo alcuni : I conti Andrea Bacili,  Cassini, Trastmara, il cavaliere Antonio Vargas, il nipote del Pacca monsignor Tiberio, il vescovo Mancini , il canonico Barrera, lo studioso riformatore Carlo Pasero, il canonico pinerolese Camillo Tegas, il mazziniano Giuseppe Bersani , Vincenzo Gioberti , Giuseppe Thappaz, l’avvocato Francesco Guglielmi ( eletto poi senatore nel 1870) , il colonnello De Andreis, Cristoforo Maja  ( eletto successivamente deputato subalpino ) , i torinesi  Vallino ( medico) , Bronzini ( avvocato) e Ducco ( proprietario del caffè San Carlo ) , monsignor Luigi Frasoni, il tenente colonnello Giacinto Bruzzesi ( valoroso garibaldino) , il maggiore Cattabeni ed il maggiore Clemente Corte (valoroso  ufficiale d’artiglieria sabauda e garibaldino), Enrico Guastalla ( diplomatico) , Francesco Nullo e Guicciardi.    

Ma le pagine di storia che riguardarono la “Fortezza di Fenestrelle” furono anche quelle relative al periodo Risorgimentale con la segregazione, quale bagno penale dei militari (prevalentemente ex borbonici e papalini) che si rifiutarono di aderire, mantenendo fede al loro giuramento di fedeltà, al nuovo stato sabaudo.

Una descrizione dell’epoca recita:” Laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei. Tuttavia, lo storico prof. Alessandro Barbero, contro queste teorie neoborboniche di attuale moda ha recentemente dimostrato che si è cercato di manipolare i fatti storici sia per quanto riguarda il numero di detenuti sia per quanto riguarda il numero dei soldati che sarebbero deceduti durante la detenzione a Fenestrelle.

Lo storico avvalendosi di inconfutabile documentazione storica tra cui il registro parrocchiale del carcere di Fenestrelle oltre che gli Archivi di Stato, ha smentito le pessime condizioni in cui si sarebbero trovati i soldati borbonici, ai quali vennero addirittura prestate le necessarie cure ospedaliere al loro arrivo a Fenestrelle e durante la detenzione.

Con l’ausilio di documenti certificati il prof. Barbero arriva a stabilire che i morti a Fenestrelle furono solamente cinque, quindi annullando taluna falsa propaganda storica secondo la quale le vittime sarebbero state addirittura migliaia!

Durante la grande guerra vennero rinchiusi a Fenestrelle anche alcuni prigionieri austroungarici, e soldati e civili italiani condannati agli arresti di fortezza per reati commessi durante la guerra.

Tra questi anche il generale Giulio Dahuet: colpevole di essere contrario alle strategie del capo di Stato Maggiore Cadorna (le tragiche “spallate” che tanti morti causarono tra i nostri soldati).

 Le sue teorie sull'uso dell'aviazione in guerra sono ancora ricordate ed oggetto di studio nelle Accademie militari americane.

Tra le due guerre mondiali il Forte avendo perso importanza strategica venne usato come enorme deposito militare. 

Alla fine degli anni ‘40, persa ogni funzione militare, venne completamente smilitarizzato ed abbandonato dall’Esercito Italiano.

Seguirono anni di totale abbandono, degrado ed incuria, ma nei primi anni ’90 un gruppo di volontari riunitosi nell’ Associazione Progetto San Carlo ONLUS iniziò un progressivo ed ambizioso progetto di recupero strutturale e di valorizzazione turistica del sito.

Oggi il “Forte di Fenestrelle “grazie a questi volontari e grazie al contributo della Regione Piemonte e della ex Provincia di Torino e di molti altri Enti ha riacquistato l’antica dignità ed è uno dei più interessanti siti storico-culturali piemontesi.

La più grande fortezza d’ Europa, unico forte piemontese a conservare ancora integralmente la sua struttura originale, il Forte di Fenestrelle è oggi diventato il Monumento simbolo della ex Provincia di Torino (oggi Città Metropolitana).

 

                                                                                                          Dario Poggio   

           

 

 

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