Facebook Twitter Youtube Feed RSS

I martiri cavouresi di Catinat - Il triste 6 maggio del 1690

26/06/2021 17:26

I martiri cavouresi di Catinat - Il triste 6 maggio del 1690 

di Dario Poggio 

I turisti quando salgono sulla cima della Rocca non possono fare a meno di ammirare il dominante Pilone votivo (eretto nel 1931) e la bella statua dedicata alla Vergine Maria che i reduci dell’”Associazione ex combattenti “ed i cavouresi vollero portare in solenne processione ed ivi collocare il 18 settembre del 1955 consacrando nel centenario del " Dogma “la Vergine Immacolata loro Regina e Protettrice con la scritta:

" Nel primo centenario della definizione del Dogma dell'Immacolata Concezione il popolo di Cavour con atto pubblico e solenne si consacrò alla Madre di Dio, invocandola protettrice e Signora. Ricordi il sacro impegno nei secoli questa statua dalla vetta di questa storica Rocca dominante".

Tuttavia, non sono in molti a sapere che proprio sotto la statua della Madonna, protetta da una grata in ferro vi è la vecchia cisterna del castello ed in un anfratto della stessa vi è una cassa / Ossario dove riposano, raccolte da pietosi cittadini, alcune spoglie dei martiri cavouresi dell’eccidio compiuto dai soldati francesi del generale Nicolas de Catinat nel 1690.  

Uno degli anni più terribili e funesti dell’ultra millenaria storia di Cavour!

Le principali testimonianze storiche giunte fino a noi sono quelle del vicario cavourese don Saussa descritte, come testimone oculare dei fatti, nelle sue memorie, quelle dello storico Le Boyer che raccolse i diari di guerra scritti dallo stesso Catinat e quelle dello scrittore A. Pittavino che con minute notizie e ricerche narrò i fatti di questa strage.

 Il Saussa vuole che siano morte in tutto 4000 persone, il Pittavino è di parere che siano periti 800 soldati e 300 abitanti   in quanto da una relazione manoscritta del 1743 sul tragico avvenimento è provato che il più degli abitanti riuscì in qualche modo a fuggire quando i francesi penetrarono nel borgo. Le memorie scritte da Catinat raccolte dal Le Boyer riportano invece circa 600 morti.

Il numero preciso dei morti non lo sapremo mai ma, in ogni caso, fu una terribile strage.

Ma quali furono i fatti che portarono a questo drammatico eccidio?

La revoca, nel 1685, dell’Editto di Nantes (concessione libertà di culto) da parte del re Sole, Luigi XIV, sollevò contro la Francia tutte le nazioni concorrenti per l’egemonia europea che si coalizzarono nella “Lega di Augusta” e successivamente, nel 1690, nella “Grande Alleanza” a cui aderì anche Vittorio Amedeo di Savoia (Inghilterra, Olanda, Austria ed appunto il Piemonte).

La guerra iniziò il 4 giugno del 1690 e Luigi XIV incaricò (tramite il suo spietato ministro della guerra Francois Michelle Tellier marchese de Louvois) il generale Nicolas di Catinat, governatore di Pinerolo e uomo temutissimo per aver già comandato, pochi anni addietro, la campagna di repressione contro i Valdesi, di scendere in Piemonte e di fare “Terra bruciata “.

Nell’agosto del 1690 Nicolas di Catinat iniziò l’offensiva muovendo il suo esercito, forte di 12.000 uomini, da Pinerolo verso Cavour. Nel frattempo, il colonnello Emilio San Martino marchese di Parella, con 4000 soldati piemontesi tra cui molti valdesi, stava accampato nelle vicinanze di Luserna; se fosse stato avvisato poche ore prima dell’offensiva francese, avrebbe fatto ancora in tempo ad interporsi ed ingaggiare il nemico. Per sventura, ricevette la notizia troppo tardi…

Cavour era circondato da vecchie mura medioevali che non potevano resistere neppure ad un breve bombardamento mentre il castello anch'esso medioevale era stato mezzo demolito dai francesi prima della riconsegna al Piemonte, ed anche se era stato in parte fatto ricostruire dal duca di Savoia, non era comunque più in grado di offrire valido rifugio e protezione tanto che il Catinat vedendolo lo giudicò: “Solo un nido di Berte”.  Dal campo della cascina Ochetti presso il fiume Pellice dove erano accampati i francesi il pomeriggio del 5 agosto Catinat mandò il suo luogotenente colonnello Renato de Jarzè marchese Du Plessis con 300 dragoni e 1200 fanti all'assalto di Cavour.

“Un gruppo di contadini piemontesi s’era barricato accanto alla Cappella del Bosco nella speranza di fermare Catinat e dare tempo ai Cavouresi di fortificarsi, riparando alla meglio le vecchie mura e costruendo trincee specialmente lungo il Rio Marrone, ma fu presto sloggiato da un fuoco vivissimo di fucileria dei Francesi (lasciandovi 35 morti, i quali proseguirono liberamente a dare l’assalto a Cavour” (scrive F. Alessio nelle sue memorie).

Ma appena i francesi furono in vista delle mura di Cavour vennero accolti con un nutrito fuoco di fucileria che li bloccò. Cavour era difeso da 700 uomini dei reggimenti Ceva, Mondovì ed una compagnia del reggimento Monferrato (a guardia del castello) e da un distaccamento di 300 soldati Valdesi. Inoltre vi era una compagnia di cittadini volontari.

Il colonnello Du Plessis, saggiata la dura resistenza dei cavouresi, mandò allora a chiedere il rinforzo di due cannoni pesanti per bombardare le mura. Il giorno successivo i due cannoni dopo molti colpi riuscirono a fare una breccia nel muro a nord ed immediatamente i granatieri francesi caricarono ma, prima di riuscire ad entrare, furono respinti per ben due volte (come riportato nella “Historie Militare du Piemont” scritta da A. Saluzzo).   All’interno del villaggio i francesi trovarono ancora una notevole resistenza ma alla fine dilagarono in paese trucidando a colpi di baionetta tutti coloro che si trovavano davanti. Alcuni abitanti fuggirono verso Barge e riuscirono in parte a salvarsi mentre altri si arrampicarono sulla Rocca. I soldati francesi a cui si era unito anche il Catinat si slanciarono all’inseguimento dei fuggitivi sulla Rocca e con una ferocia disumana, barbarica, senza riguardo per donne e bambini, li massacrarono tutti compresi anche i difensori del castello

Il paese fu poi messo a ferro e fuoco e tutte le sue case subirono i danni dell’incendio tra cui anche la nota Acaja –Racconigi (in minima misura), fu risparmiata una sola casa, quella dello speziale di nome Marentino, dove il Catinat si era fermato per rinfrescarsi bevendo un bicchiere d’acqua (oggi casa Giordano sita in via Plochiù).

Solo ottanta persone, tra le quali il governatore del castello, alcuni ufficiali, lo speziale e il resto donne e bambini riuscirono ad aver salva la vita.

Alla sera del 6 maggio del 1690, Cavour e la Rocca erano bagnati di sangue, il paese e la Rocca presentarono uno spettacolo agghiacciante, spaventoso, resti di cadaveri e rovine fumanti ovunque.

Passò molto tempo prima che alcuni cittadini impietositi ritornarono furtivamente a Cavour e sulla Rocca raccogliendo pietosamente alcuni resti ossei dei moltissimi cadaveri, ossa che ancor oggi riposano nella cisterna in cima alla Rocca. 

Scrive ancora l’Alessio “Nei sei anni che i francesi stettero in Cavour il luogo rimase deserto. Nel 1691Catinat aveva dato il sacco alle campagne cavorresi; nel 1692 venne ad accamparsi in queste terre il duca di Schomberg co’ suoi cinque battaglioni di Ugonotti; nel 1693 ebbe nuovo sacco da Catinat.”

Insomma, non ci fu pace in quei tristi anni per Cavour...ma la storia ha sempre due volti quello dei vincitori e quello dei vinti: Catinat, grande condottiero e Maresciallo di Francia assai amato e benemerito per i francesi ma spietato seminatore di morte per i cavouresi ed piemontesi ..." C'est la vie". 

                                                                                                                    Dario Poggio

Nella foto Cascina Ochetti quartier generale di Catinat durante le operazioni su Cavour

 

 

Commenti